«Nei primi giorni sembrava tutto facile. Abbiamo iniziato di corsa, adesso stiamo camminando, ma non ci fermeremo», racconta Yehor Kolchin, soldato della 95ª Brigata Polesia. «Nel Niger faceva caldo, ma anche qui non si scherza. E non mi riferisco alle temperature. Li respingeremo. Mai avrei immaginato di trovarne così tanti dentro al confine», spiega Dmitry Yarlikov, miliziano dell'Africa Corps, l'ex Wagner.
Sono voci di guerra nel Kursk. Gli ucraini hanno libertà di parola e si affidano a Facebook e Tik Tok per raccontare le impressioni di campo, e rassicurare le famiglie di essere in vita. I russi, per ordine di Putin, non riescono più a usare Whatsapp e Youtube, hanno l'ordine categorico di non postare su Facebook, e da ieri non possono più accedere a Telegram. Affidano così i loro pensieri a blog di amici per aggirare l'ostacolo della ferrea censura. Il conflitto prosegue, Putin anela carne da cannone, e affida al comandante degli Achmat, Apti Alaudinov, uno spot di chiamata alle armi che circola in radio e tv. La frase possiamo tradurla più o meno così: «Questo Paese ha bisogno di voi e dei vostri figli», toccando le corde del patriotiottismo.
Nel Kursk gli ucraini hanno fatto saltare il terzo ponte in 4 giorni sul fiume Seim. Dopo Hlushkovo e Zvannoye, è stato sbriciolato quello di Glushkove. La tattica di Syrsky, che avrebbe dato il via all'operazione il 6 agosto per scongiurare il licenziamento, non fa una piega: rallentare l'arrivo dei russi per consolidare i 30 km conquistati, dove vengono allestite basi operative. Zelensky parla di «zona cuscinetto creata» per mostrare i muscoli a Mosca e creare un'area di difesa per il Sumy. Poi aggiunge: «I nostri soldati controllano più di 1.250 kmq di territorio nemico e 92 insediamenti». Zelensky non ha ancora ricevuto il permesso dagli Usa di utilizzare i missili Storm Shadow oltre confine, ma incassa il sostegno tedesco e danese.
Sul fronte interno l'Ucraina ha iniziato l'evacuazione delle famiglie (53mila) con bambini (4mila) da Pokrovsk e dintorni, mentre i russi occupano Artemovo e avanzano verso la città strategica del Donetsk. Nelle limitrofe Toretsk e Zarichne i bombardamenti hanno provocato 4 vittime. Distrutta una base ucraina sulla riva destra del Dnepr. L'hub di Kavkaz (Rostov), con 70 depositi di carburante, è ancora in fiamme dopo l'attacco di domenica.
Il braccio di ferro armato allontana le possibilità di una mediazione al tavolo di Doha, in calendario giovedì per discutere su un cessate il fuoco sulle strutture energetiche. Le due delegazioni si troveranno in videoconferenza? L'assistente presidenziale russo Yuri Ushakov spiega che «non parleremo con nessuno», e il ministro degli Esteri Lavrov rivela che «Putin ha affermato che dopo i tentativi di invasione del Kursk non si può parlare di negoziati».
Il giorno dopo il bilaterale è in programma la visita in Ucraina del premier indiano Modi. Potrebbe essere il «piccione viaggiatore» di Putin per imbastire un dialogo.
A scaldare gli animi ci pensa la portavoce Zaharova che torna ad attaccare la Rai definendo «nazisti» i suoi giornalisti, e aggiunge: «I media occidentali entrati nel Kursk sono la prova della guerra ibrida su larga scala contro la Russia».
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