La centrale di Chernobyl è staccata dalla rete nazionale energetica in seguito ai danni subiti dall'offensiva russa. E senza elettricità i sistemi di sicurezza dell'impianto, ormai in mano all'esercito sovietico, non possono entrare in funzione aumentando il rischio di incidenti nucleari.
In una guerra in cui è difficile controllare la veridicità delle notizie, è stata la comunicazione della società statale ucraina Energoatom, che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel Paese, ad alimentare la tensione dopo che anche l'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) aveva denunciato l'interruzione della trasmissione dei dati da parte dei sistemi che permettono di controllare a distanza i materiali nucleari della centrale. Secondo l'azienda di Stato ucraina, l'assenza di energia impedirebbe il raffreddamento del combustibile nucleare esaurito, il che potrebbe portare al rilascio di sostanze radioattive. Se la temperatura nelle piscine di raffreddamento aumenterà - l'avvertimento di Energoatom - si potrebbe verificare la formazione di vapore e il rilascio di sostanze radioattive nell'ambiente, che il vento potrebbe trasportare in altre regioni dell'Ucraina, della Bielorussia, della Russia e dell'Europa. Ad alimentare la paura è stato poi il ministro degli Esteri ucraino, Dmitry Kuleba, che ha invitato la comunità internazionale a chiedere alla Russia di cessare il fuoco per consentire il ripristino dell'elettricità. «I generatori diesel di scorta alimenteranno la centrale per 48 ore, poi potrebbero esserci perdite radioattive», ha twittato. Un pericolo inesistente per l'Aiea: «Lo stop all'energia non ha un impatto critico sulla sicurezza». Perché il carico di calore del combustibile spento nelle vasche di raffreddamento e il volume dell'acqua sarebbero sufficienti per la rimozione del calore senza elettricità. Dopo che l'Aiea ha riferito dell'interruzione della trasmissione dei dati, anche la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha garantito che la situazione a Chernobyl è sotto controllo, smentendo le notizie su un presunto aumento del livello di radiazioni e giustificando la decisione di conquistare gli impianti «per prevenire una provocazione nucleare da parte degli ucraini». Ma è chiaro che per Putin avere il controllo delle quattro centrali nucleari, che coprono il 55% del fabbisogno energetico dell'Ucraina, significa staccare la spina al Paese, controllando l'attività industriale e avendo la possibilità di generare blackout per sfiancare la resistenza. Anche l'impianto di Zaporizhzhia, il più grande d'Europa, è da ieri sotto il totale controllo russo e le 240 persone responsabili della sicurezza del sito avrebbero deposto le armi.
Seppure la minaccia atomica sia remota, l'Italia ha da poco aggiornato il Piano per la gestione delle emergenze radiologiche, che prevede tre step a seconda della gravità dell'incidente: se la contaminazione si
verificasse entro i 200 km scatterebbe la profilassi iodica per la popolazione e l'invito a chiudersi in casa, tra i 200 e i 1000 km i controlli su frutta e verdura, oltre i 1000 km le verifiche sui prodotti in arrivo dall'estero.
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