Quando, domenica sera, il premier incaricato Conte ha dovuto fare i conti con l'Europa che conta per via di quel giovane e battagliero ottuagenario che risponde al nome di Paolo Savona, chiamato dalla coalizione gialloverde alla guida del ministero di via Veneto, l'economista mi aveva mandato, via sms, un accorato messaggio: «Sto partendo per la Sardegna. Torno all'ovile». Come a dire: mi ritiro dalla scena come Cincinnato. Non immaginava certo che, tre giorni dopo, sarebbe stato ripescato in extremis come il grande jolly per poter finalmente varare un esecutivo sul quale tanti avevano già cantato il de profundis. L'unica condizione che è stata ribadita negli ultimi colloqui: ok per l'indicazione a ministro di Savona a patto che non vada all'Economia. Ma, in compenso, l'ex Bankitalia ed ex Confindustria ha indicato il nome di chi occuperà la poltrona al posto suo in via Veneto: il professor Giovanni Tria, preside di Economia all'Università di Tor Vergata.
Al telefono, Savona si è dichiarato molto contento per essere stato recuperato anche se andrà proprio al dicastero degli Affari Europei con il coordinamento delle politiche comunitarie: «Non mi aspettavo certo questo ritorno in campo. Sono sempre stato disponibile e rispondo, così, al nuovo appello per il bene del Paese». È chiaro, però, che, per accettare, Savona ha giustamente posto alcune pregiudiziali, a cominciare dalla possibilità che gli è stata accordata di andare a ricoprire un ministero «contiguo»: se non è zuppa, è pan bagnato. Il ragionamento dell'economista sardo non fa una grinza: sono stato chiamato per le mie competenze europee perché ho seguito da vicino le vicende di Bruxelles fin dai primi passi della Ue. È giusto, quindi, che io possa fornire il mio contributo senza che sia tirato nuovamente in ballo l'accusa di essere nemico dell'euro: su questo punto ho già precisato. Del resto, basta rileggere un punto della sua prefazione al libro La vita oltre l'euro che ho scritto intervistando l'imprenditore Ernesto Preatoni: «Se l'uscita dall'euro è materia discutibile ed è comprensibile che la Banca centrale europea si batta perché ciò non avvenga, non permettere alla Germania di mantenere un avanzo di bilancia estera deflazionistico è nelle competenze a essa attribuite dal Trattato di Maastricht».
Secondo l'allievo di Carli, il problema non è, quindi, un forfait dell'Italia dall'euro, ma la possibilità di ridiscutere con i nostri partner alcuni meccanismi che, in questi anni, hanno contribuito a creare un'Europa di serie A e un'Europa di serie B. «Per questi motivi aggiunge Savona al telefono - è, comunque, necessario che all'Economia vada un ministro molto competente».
Chi? È stato, appunto, lo stesso Savona a suggerire il nome di Tria accanto a quello di un altro economista. Un personaggio, il preside di Tor Vergata, che non remerà certo contro l'Europa: lui s'impegnerà, assieme a Savona, per cercare di riportare l'Italia in serie A.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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