Il più chiaro è Carlo Calenda: «Cosa penso della mozione di sfiducia presentata dai grillini? Una iniziativa demenziale che ricompatterà la destra».
La pensano esattamente allo stesso modo, anche se non lo dicono esplicitamente, i dirigenti del Pd: Giuseppe Conte, nella sua ansia di «fare il primo della classe» («metteremo di nuovo il Governo con le spalle al muro di fronte al Parlamento e agli italiani. Se pensano di far finta di nulla come al solito si sbagliano di grosso», tuona), ha fatto un favore alla maggioranza, annunciando ieri, con rullo di tamburi, di aver deposto sia alla Camera che al Senato una mozione di sfiducia contro la ministra Daniela Santanchè, dopo il suo rinvio a giudizio. «Sul caso Santanchè c'è grande maretta dentro il centrodestra e anche in Fratelli d'Italia. Con la richiesta di sfiducia li si costringe a difenderla: un errore clamoroso. Ma i Cinque Stelle non capiscono la politica», dice un parlamentare dem.
Come ammette però anche il leader di Azione, i partiti del centrosinistra non potranno dire «no» alla mozione, una volta che venisse calendarizzata. «Noi la voteremo», annuncia subito il capo dei Verdi Angelo Bonelli. I tempi sono ancora assai incerti: il calendario parlamentare di questa settimana e della prossima sono già fitti di impegni, l'ipotesi più probabile è che la discussione e il voto sul tema slittino a febbraio. Toccherà alle conferenze dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama decidere la fissazione del dibattito.
Nel frattempo, dicono anche dalla maggioranza, può succedere di tutto, anche perché è attesa una pronuncia della Cassazione, il prossimo 29 gennaio, sulla competenza tra Milano o Roma sul caso in cui l'esponente di Fdi risponde di truffa aggravata ai danni dell'Inps, per la vicenda che riguarda la cassa integrazione in Visibilia durante il periodo del Covid. Mentre il giudice di Milano parla di «plurime condotte di falso in bilancio» per il caso riguardante il rinvio a giudizio.
«Noi siamo sempre scettici sulle mozioni di sfiducia individuali, e anche in questo caso vale la nostra linea garantista espressa da Antonio Tajani», dice il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri.
Ma nel centrodestra si parla di un prossimo faccia a faccia tra la premier e la ministra che potrebbe essere decisivo.
Del resto, la difesa da parte di Fdi resta tiepida: Santanchè si deve dimettere? «È la classica situazione in cui deve decidere Meloni. Per quanto mi riguarda io sono sempre stato molto garantista, finché non c'è un'evidenza», dice il senatore Marco Scurria.
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