Myanmar, strage infinita Cento morti in un giorno e proiettili contro i bimbi

L'esercito spara sulla folla, una delle vittime ha solo 5 anni. Un neonato ferito a un occhio

Myanmar, strage infinita Cento morti in un giorno e proiettili contro i bimbi

Bangkok - Una strage annunciata. Venerdì la televisione di Stato aveva messo in guardia i manifestanti della possibilità di essere «colpiti alla testa e alla schiena». Ma nonostante la minaccia dell'esercito, centinaia di migliaia di persone sono scese nelle strade di tutto il Myanmar per protestare contro il golpe militare del primo febbraio. È stato l'ennesimo bagno di sangue. Le forze di sicurezza hanno ucciso più di 100 persone in diverse città del Paese. Il massacro è avvenuto a Yangon, Mandalay, Sagaing, Lashio, Bago e in altre località. Tra le vittime ci sarebbero anche quattro bambini di età compresa tra 5 e 15 anni.

Le stime rilasciate quotidianamente dall'Assistance Association for Political Prisoners parlano di oltre 400 morti dall'inizio delle violenze. Ma secondo fonti raccolte dal Giornale nei giorni scorsi, le vittime sarebbero molte di più, soprattutto nelle zone etniche.

In un video catturato da una telecamera di sicurezza e postato sui social, si vedono alcuni militari a bordo di due pick-up sparare contro un motorino che sta percorrendo una strada deserta, presumibilmente lontano dalle proteste. Una persona viene centrata e rimane a terra, altre due riescono a scappare via a piedi. Poco dopo gli uomini del Tatmadaw l'esercito birmano caricano in macchina il ferito e ripartono.

Un'altra ripresa mostra una giovane ragazza in moto mentre si schianta senza vita dopo essere stata freddata da un proiettile. In altre immagini viene immortalato un uomo disperato che tiene tra le braccia il cadavere del figlio. Il comune denominatore di tutti i filmati pubblicati in rete è la ferocia dei militari, che senza nessuna pietà stanno compiendo l'ennesima carneficina di civili in un Paese già martoriato da decenni di conflitti e violenze.

Il pugno duro dell'esercito verso i manifestanti, che da ormai quasi due mesi occupano le piazze del Myanmar, stanno continuando nonostante la condanna della comunità internazionale. L'Unione Europea, che nei giorni scorsi ha emesso sanzioni contro i leader dell'esercito, ha dichiarato che «le uccisioni di civili disarmati, compresi bambini, sono atti indifendibili».

Anche Thomas Vajda, ambasciatore Usa a Yangon, ha attaccato i militari per il massacro di ieri. «Questo spargimento di sangue è orribile», ha detto. «Il popolo del Myanmar ha parlato chiaramente: non vuole vivere sotto il governo militare», ha aggiunto.

Le violenze di ieri sono arrivate mentre a Naypyitaw sfilavano i carri armati del Tatmadaw, in occasione della «Giornata delle Forze Armate», che commemora l'inizio della resistenza all'occupazione giapponese nel 1945 organizzata da Aung San, il padre di Aung San Suu Kyi. Alla parata ha partecipato Alexander Fomin, vice ministro della Difesa russo, dopo aver incontrato gli alti dirigenti della giunta venerdì scorso.

Secondo quanto riferiscono i media locali, hanno presenziato alla celebrazione anche rappresentanti di Cina, India, Pakistan, Bangladesh, Vietnam, Laos e Thailandia.

L'appoggio di Mosca e Pechino risulta fondamentale ai generali birmani, visto che i due Paese sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e possono bloccare eventuali azioni dell'Onu.

Mentre la giornata di ieri è stata ribattezzata dagli oppositori al regime come «giorno del

disonore e del terrore», il generale Min Aung Hlaing a capo del Paese dal colpo di Stato ha incredibilmente dichiarato che l'esercito sta cercando «di unire le forze con l'intera nazione per salvaguardare la democrazia».

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