«Esisteva un progetto omicidiario fino all'occultamento del corpo della povera Yana». È sull'aggravante della premeditazione del delitto, riconosciuta dal gup, che si è arrivati al rinvio a giustizio in corte d'Assise per Dumitru Stratan, l'ex fidanzato di Yana Malayko, 23enne di origini moldave uccisa nella notte del 20 gennaio scorso a Castiglione delle Stiviere.
L'uomo - accusato oltre che di omicidio pluriaggravato, anche dell'occultamento del cadevere della ex - rischia l'ergastolo. Il corpo di Yana Malayko, infatti, fu stato trovato dopo undici giorni di ricerche sotto una catasta di legna a diversi chilometri dal luogo del delitto, cioè al confine con la provincia bresciana. La gup Chiara Comunale, nel mandarlo a processo, ha ritenuto provata la premeditazione, a partire da diversi elementi: le minacce di morte («Se ti metti con un ragazzo del nostro gruppo, ti uccido», le avrebbe anche scritto alcuni giorni prima del delitto), i plurimi sopralluoghi nel condominio dove la ragazza abitava, la manomissione di una telecamera di sorveglianza della casa. Un'altra aggravante contestata è la presenza di una relazione affettiva tra i due. L'accusa, con la pm Lucia Lombardo, punterà a provare nel processo che la giovane era ancora viva quando fu stipata nella valigia: un punto sul quale l'autopsia, per il momento, non ha dato una risposta univoca. La ragazza infatti, secondo i periti, fu colpita ripetutamente al viso e alla testa ma è morta per asfissia meccanica violenta, ovvero soffocamento. In dibattimento il pubblico ministero proverà a dimostrare che respirava ancora, quando fu stipata nel trolley.
Ieri in udienza l'uomo, con i suoi legali, ha provato ad accedere al rito abbreviato - che consente lo sconto di un terzo della pena - sostenendo che il delitto non fosse premeditato. Nel corso di un interrogatorio col pm, nei mesi scorsi, aveva detto di averla colpita solo una volta allo sterno. Ma questa versione non ha convinto la gup.
Abbiamo rappresentato nel dettaglio l'esistenza di un dolo antecedente, un dolo concomitante e un dolo successivo (con depistaggio)», le parole dell'avvocato Angelo Lino Murtas, che assiste i familiari della ragazza, il papà Oleskandr, la mamma Tetiana e i nonni e che si sono costituti parte civile. «Grazie a tutti quelli che hanno dato e stanno dando il proprio contribuito alla lotta contro i femminicidi», ha aggiunto l'avvocato. Il processo inizierà ad aprile.
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