Ogni giorno un nuovo passo per avvicinarsi all'adesione alla Nato. Oggi Finlandia e Svezia invieranno le candidature, che - una volta accettate da tutti e 30 i Paesi membri dell'Alleanza Atlantica - metteranno fine rispettivamente a 80 e 200 anni di neutralità di fatto dei due Paesi scandinavi. La ministra degli Esteri svedese Ann Linde ha firmato ieri mattina la domanda di adesione di Stoccolma, passo formale verso l'ingresso. E il Parlamento finlandese ha votato a stragrande maggioranza (oltre il 95%) a favore con 188 sì e 8 no (fra cui 6 deputati di Vas, il partito «Alleanza di Sinistra» al governo, un deputato de «I Veri Finlandesi» di estrema destra all'opposizione e un altro parlamentare dell'ultradestra del Vkk, il partito «Il potere appartiene al popolo»). «Sono felice che abbiamo preso la stessa strada e lo facciamo insieme», ha dichiarato la premier svedese Magdalena Andersson in conferenza stampa con il presidente finlandese, Sauli Niinistö. «Davamo la pace per scontata» ha spiegato lui al Parlamento di Helsinki, alla vigilia della visita in Italia della premier Sanna Marin, che incontrerà il presidente del Consiglio Mario Draghi e parteciperà a un pranzo con il segretario del Pd, Enrico Letta, e il presidente del M5s, Giuseppe Conte. Ma a spiegare che «non c'è motivo di festeggiare» perché «in Europa c'è la guerra» è il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto. «L'appartenenza della Finlandia alla Nato non cambierà il nostro pensiero. Cercheremo sempre soluzioni pacifiche», è il segnale di distensione a Mosca.
Proprio dalla Russia arrivano dichiarazioni inattese che sembrano voler derubricare la decisione dei due Paesi, nonostante il Cremlino abbia sempre definito «inaccettabile» l'espansione della Nato a Est. «L'adesione di Finlandia e Svezia non farà nessuna grande differenza per la Russia, in quanto da tempo i due Paesi partecipano alle esercitazioni militari dell'Alleanza», ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ricalcando le dichiarazioni del giorno prima di Vladimir Putin («l'ingresso non rappresenta una minaccia diretta per Mosca»). I toni tornano ad alzarsi quando il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov parla genericamente delle «azioni dei Paesi occidentali nei confronti della Russia»: «Sono una guerra. Sarebbe più corretto ora indicare i Paesi non amici come ostili». E avanti con lo scontro fra blocchi: «L'esistenza stessa della Russia è irritante per l'Occidente, pronto a fare di tutto perché la Federazione non viva come vuole». Infine il presidente del Consiglio di Sicurezza di Mosca, Dmitrij Medvedev, gioca a fare il pacifista ma minaccia: «Non permetteremo che scoppi la terza guerra mondiale. Ma siamo in grado di dare una risposta immediata e super potente se attaccati».
Gli occhi sono puntati adesso sul processo interno alla Nato, che nell'arco di un anno dovrà dare la benedizione ai due nuovi arrivati. Il presidente finlandese Niinistö si è detto «ottimista»: si troverà un'intesa con la Turchia, nonostante l'opposizione mostrata dal presidente Erdogan, che ha chiesto l'estradizione dei membri del partito curdo Pkk rifugiati nei due Paesi scandinavi, in cambio del suo via libera.
È un ottimismo condiviso dalla Casa Bianca, «fiduciosa» che la Nato possa raggiungere un consenso unanime. Domani Joe Biden riceverà la premier svedese Andersson e il presidente finlandese Niinistö, pronti a recarsi in Turchia «per risolvere i punti interrogativi».
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