La Svezia nella Nato. Via libera di Erdogan e Turchia più vicina all'ingresso nell'Ue. Per Kiev, iter veloce

A poche ore dal vertice Nato di Vilnius, in Lituania, si sblocca una delle questione chiavi al centro dell'agenda dei leader dell'Alleanza atlantica

La Svezia nella Nato. Via libera di Erdogan e Turchia più vicina all'ingresso nell'Ue. Per Kiev, iter veloce
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A poche ore dal vertice Nato di Vilnius, in Lituania, si sblocca una delle questione chiavi al centro dell'agenda dei leader dell'Alleanza atlantica. Nella tarda sera di ieri, infatti, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dato il via libera all'ingresso nella Nato della Svezia, che segue così il percorso della Finlandia e si lascia alle spalle tre decenni di neutralità. Il semaforo verde è arrivato dopo un incontro di più di due ore con il premier svedese, Ulf Kristersson, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Una riunione interrotta per il faccia a faccia tra Erdogan e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Il protocollo per la ratifica dell'ingresso della Svezia sarà sottoposto al Parlamento turco «in tempi brevi», hanno fatto sapere fonti di Ankara. La Turchia, in cambio, ottiene la garanzia di un «rinvigorimento» del processo di adesione all'Ue, un ingresso sul quale Erdogan avrà «un sostegno attivo» da parte di Stoccolma. Che si è anche impegnata rispetto all'allargamento alla Turchia dell'Unione doganale e alla liberalizzazione dei visti. La Svezia ha poi dato ampie garanzie sul fatto che non sarà fornita alcuna forma di sostegno ai separatisti curdi di Pkk e Ypg. «Questo è un giorno storico, perché abbiamo un chiaro impegno da parte della Turchia a inviare i documenti di ratifica per l'adesione della Svezia alla Nato», ha spiegato a tarda sera Stoltenberg.

Altro capitolo, invece, è quello che riguarda l'adesione dell'Ucraina. Era il 2008 quando nel summit di Bucarest la Nato aprì per la prima volta le porte a Kiev, salvo poi fare marcia indietro. Sotto le pressioni della Germania della Merkel e della Francia di Sarkozy, l'Alleanza concluse che far entrare l'Ucraina avrebbe danneggiato le relazioni tra Occidente e Russia più che procurare vantaggi. Oggi e domani a Vilnius si giocherà a carte scoperte, e verranno a galla le possibili discrepanze sull'ingresso di Kiev, ma anche sull'invio delle controverse munizioni a grappolo. La Nato darà il benvenuto alla Finlandia e applaudirà l'ormai imminente ingresso della Svezia, sperando di non spaccarsi su Kiev. La posizione degli Stati Uniti è ben nota, sottolineata nell'intervista alla Cnn da Biden: «Kiev non è pronta a far parte della Nato, deve soddisfare altri requisiti». L'inquilino della Casa Bianca (atterrato in serata a Vilnius) promette, insieme agli altri 30 Paesi membri, di continuare a fornire sicurezza e armi a Zelensky (presente al summit). L'argomento è stato trattato anche nel bilaterale di ieri a Downing Street con il primo ministro britannico Sunak.

Alla vigilia del vertice, Polonia e Paesi Baltici ritengono opportuno velocizzare le operazioni di adesione dell'Ucraina. Nella nota congiunta i presidenti dei Parlamenti chiedono che la Nato garantisca all'Ucraina tutta l'assistenza necessaria per rafforzare il suo potenziale di difesa fino a quando non ripristinerà l'integrità territoriale secondo i confini riconosciuti nel 1991. Molto equilibrata la dichiarazione del nostro ministro degli Esteri Tajani che propone «la nascita di un Consiglio Nato-Ucraina per preparare il terreno ad una futura adesione di Kiev, che dovrà per forza avvenire dopo la guerra». Posizione sposata da Erdogan, che vede in una pace giusta e duratura il tassello per facilitare l'ingresso. Stoltenberg, spiega che le consultazioni sulla rimozione del Map, il percorso che stabilisce obiettivi politici, militari ed economici che i candidati devono raggiungere prima di entrare nella Nato, sono in corso.

Gli risponde il ministro degli Esteri di Kiev Kuleba, esortando i leader presenti a Vilnius «a fare chiarezza e abbreviare il cammino». La Russia, attraverso il portavoce del Cremlino Peskov, minaccia «conseguenze molto negative e una reazione ferma» se dovesse essere accolta la richiesta di Kiev.

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