Naufraga il tavolo di Fico. "Non c'è maggioranza"

L'esplorazione del presidente della Camera Roberto Fico fallisce tra veti e strappi. Il Conte salta

Naufraga il tavolo di Fico. "Non c'è  maggioranza"

L'esplorazione del presidente della Camera Roberto Fico fallisce tra veti e strappi. Il Conte salta. Dopo 72 di ore di consultazioni bis, riunioni, tavoli e colloqui l'alleanza giallorossa implode. Volano stracci. Accuse e provocazioni. Renzi fa calare il sipario: «Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta velocita', Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei niet dei colleghi della ex maggioranza». Dal Pd arriva la replica: «Renzi aveva fatto richieste sugli assetti di governo ancor prima che fosse dato l'incarico a Conte e poi la rottura inspiegabile», ribattono fonti dem spiegando che - «Renzi voleva scegliere anche i ministri del Pd». Prima della fumata nera Fico tenta un'ultima mediazione in una telefonata con Renzi. Nulla da fare. Si litiga su tutto. Alle 20 e 30 il presidente della Camera sale al Colle e rimette il mandato esplorativo nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella: il colloquio dura 40 minuti. All'uscita Fico ammette il fallimento: «Allo stato attuale permangono distanze alla luce delle quali non ho registrato la unanime disponibilità di dare vita a una maggioranza». Non c'è argomento che non divida.

I tavoli tematici vanno avanti per due giorni tra veleni e veline. In una pausa dei lavori, il leader Iv riunisce i parlamentari e spara missili contro la trattativa: «È un sostanziale arrocco sui temi di merito sui quali non vogliono fare nessun passo in avanti». Anche il resoconto finale diventa terreno di scontro. Italia Viva chiede la sottoscrizione di un documento, punto per punto, modello contratto di governo. Pd e Cinque stelle puntano i piedi: «Prima il via libera al Conte ter. Poi la firma». La partita si gioca su Palazzo Chigi. Il Pd vuole incastrare il rottamatore sull'ok al Conte ter. Italia Viva vuole usare i punti tematici divisivi per rimettere in gioco la poltrona del capo del governo. E così non arriva né il documento né il contratto. Renzi tranquillizza le truppe: «Non si va al voto». I bersaniani evocano le elezioni anticipate. Prima di salire al Quirinale, Fico parla con Franceschini, Speranza, Renzi e Crimi per mettere agli atti il fallimento del mandato esplorativo. Nel giro finale delle consultazioni il presidente della Camera sonda il terreno sull'ipotesi di un governo Draghi. Sarebbe un trionfo per Renzi. Che arriva dopo 72 ore di logoramento.

Al tavolo programmatico sulla Giustizia va in scena lo scontro più aspro. Su un doppio binario: nel merito e su chi dovrà guidare il ministero di via Arenula. Fico chiama i rinforzi per trovare la quadra. Al tavolo tematico arrivano Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, e Pietro Grasso, ex capo della Procura nazionale Antimafia. I renziani vogliono demolire la riforma Bonafede. I Cinque stelle resistono. Spunta il lodo Orlando: riforma del processo penale entro 6 mesi e, in caso di mancata approvazione, revisione della prescrizione. Italia Viva rifiuta e rilancia con il lodo Annibali. Poi Renzi tenta il colpo grosso: Roberto Giachetti, un radicale mai pentito alla guida del ministero della Giustizia. Una mossa per marcare la discontinuità rispetto alla politica giustizialista del grillino Bonafede. Nello schema chiede Teresa Bellanova al ministero del Lavoro per smontare il reddito di cittadinanza. Si tratta. Ma c'è una condizione che pongono Pd e Cinque stelle: Bonafede o Fraccaro (M5S) e Orlando (Pd) vicepremier con deleghe all'Ambiente e Interno. Renzi dice sì. Ma chiede la testa di Conte. La trattativa nella Sala della Lupa si incarta. Renzi si sfoga con i suoi: «La barzelletta che non si chiude sul verbale è appunto una barzelletta. Qui lo scontro è altissimo sui contenuti (Mes, infrastrutture, giustizia su tutti) e ovviamente sui nomi.

Crimi ha detto che non intendono cedere su nessun nome a cominciare da Bonafede e Azzolina».

Lo strappo si avvicina. Fico cambia programma: rinvia la salita al Colle, inizialmente fissata per le 18. Prova un ultimo pressing su Iv per ricucire: missione fallita. La palla passa nelle mani di Mattarella.

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