"Navalny è di certo un agente occidentale. Le sanzioni Ue e Usa sono come medaglie"

La direttrice di "Russia Today", la voce di Putin nei media mondiali: "Secondo voi lo Stato lo avrebbe fatto avvelenare da 8 del Fsb soltanto per poi salvarlo?"

"Navalny è di certo un agente occidentale. Le sanzioni Ue e Usa sono come medaglie"

È la rappresentante ufficiosa del Cremlino nel mondo dei media internazionali: Margarita Simonyan dirige Rt (fino a qualche tempo fa Russia Today), canale satellitare all news, e l'agenzia di stampa Rossiya Segodnya, entrambe create e finanziate dalla Russia di Vladimir Putin. Nata a Krasnodar, nella parte meridionale del Paese, da una famiglia armena sfuggita alle persecuzioni ottomane, ha fatto crescere Rt un po' alla volta, aggiungendo al servizio in lingua inglese, trasmesso in tutto il mondo, anche quelli in arabo, francese, spagnolo e tedesco. Con il ruolo sono cresciute anche le polemiche: Rt è stata spesso accusata di essere un elemento importante della macchina propagandistica russa, grazie a una linea editoriale in cui figurano ampie dosi di complottismo e una costante svalutazione delle democrazie liberali. I collaboratori di Alexey Navalny, il dissidente incarcerato, hanno appena chiesto che venga sottoposta a sanzioni da parte dell'Occidente per il ruolo nella repressione del movimento di protesta. Le sue parole sono un buon termometro dell'opinione della classe dirigente di Mosca.

Quindici anni fa lei ha fondato, da direttore, RT. Allora di anni ne aveva solo 25. Che obiettivi avevate allora e che obiettivi avete oggi?

«Allora volevamo solo che nel mondo fosse disponibile un ritratto accurato della realtà russa, che finalmente la voce della Russia fosse ascoltata e che non fossero più gli altri Paesi e i loro media a definire chi e cosa siamo, come è avvenuto per generazioni. Con il tempo abbiamo scoperto che nel mondo c'era una grande richiesta non solo di una prospettiva russa, ma di voci, storie e visioni alternative. Da allora il nostro obiettivo è stato quello di essere la piattaforma leader di questa alternativa su ciò che succede nel mondo».

E di questi 15 anni che cosa la inorgoglisce di più?

«Sono orgogliosa del fatto che Rt è diventata un'alternativa decisiva ai media mainstream dell'Occidente, la piattaforma per le storie e i punti di vista trascurati dagli altri. Da Larry King, recentemente scomparso, a Julian Assange e Rafael Correa, Rt è il canale dove si è potuto parlare liberamente, anche di verità scomode».

In questo periodo però le relazioni tra Occidente e Russia sono peggiorate. Si parla di una nuova guerra fredda.

«La vecchia guerra fredda non è mai finita perchè l'atteggiamento nei confronti della Russia, il fatto di vederla come un avversario, non è mai cambiato. Nè è mai stato fatto uno sforzo serio per capirla davvero. Per parecchi anni dopo il crollo dell'Unione Sovietica, la Russia è stata vista in Occidente come il Paese che aveva perso il confronto internazionale e che per questo era troppo debole per essere presa in considerazione o rispettata. Appena è tornata più forte economicamente, socialmente o dal punto di vista geopolitico, appena l'establishment occidentale non è più riuscita a controllarla e a dominarla, la Russia è diventata di nuovo il nemico».

Ci sono però cose che in Occidente è impossibile capire, come l'atteggiamento russo sul caso Navalny. Viene avvelenato e le autorità di Mosca non aprono nemmeno un'inchiesta. Un ufficiale del Fsb (l'ex Kgb) ammette in una conversazione telefonica di aver partecipato all'avvelenamento e non succede niente. Navalny torna in Russia e viene arrestato, nonostante il Tribunale europeo per i diritti umani dica che la sua condanna viola lo stato di diritto. Come lo spiega?

«Ogni volta che Mosca ha fatto degli sforzi per indagare sull'incidente, quando ha chiesto di accedere alle prove che apparentemente erano state raccolte dalle autorità tedesche o proposto una collaborazione sulla questione, le sue richieste sono state rifiutate. Ma proviamo a valutare l'incidente in generale. Pensa davvero che lo stato russo volesse davvero così disperatamente eliminare qualcuno da spedire una squadra di 8 ufficiali dei servizi di sicurezza, altamente addestrati; che questi gli abbiano dato la caccia per 3 anni per fargli poi scivolare addosso qualche tipo di veleno, solo perché i dottori dello stesso Stato russo impiegassero ore per salvargli la vita e perché infine lo lasciassero volare via su un aereo tedesco, con i confini internazionali chiusi per la pandemia? È uno scenario assurdo, non capisco come qualcuno possa crederlo».

Allora è d'accordo con la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, quando dice che gli aderenti al movimento di Navalny sono agenti della Nato?

«Per me è ovvio che Navalny è una risorsa dell'Occidente, se specificamente della Nato, degli Stati Uniti o della Germania non saprei dirlo. E ho questa convinzione, non solo e non tanto per i comportamenti di Navalny, ma per il comportamento di questi Paesi, per come i loro politici, i loro servizi di sicurezza e i loro media lo trattano e ne parlano, e per come l'hanno fatto ormai da 10 anni a questa parte».

Il movimento di Navalny ha chiesto che lei sia oggetto di sanzioni da parte di Ue e Usa per aver attivamente contribuito alla repressione contro l'opposizione. Che effetto le fa?

«Lo prendo come un distintivo d'onore. E ogni patriota russo reagirebbe allo stesso modo».

Nel suo passato c'è anche il soggiorno di un anno negli Usa come studente. Che ricordo ha conservato di quel periodo?

«Il più bello è quello del tempo trascorso con la mia famiglia americana, che mi ha

accolto come fossi di casa sin dal primo giorno. Sarò sempre affezionata ai piccoli momenti passati con il mio papà e la mia mamma americani. Lei è morta per un tumore l'anno scorso, ma il ricordo resterà con me per sempre».

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