Navalny, Russia in rivolta: la moglie tra i 5mila in cella

La protesta "contagia" tutto il Paese. Pugno di ferro di Putin: fermata anche Yulia. Proteste di Usa e Ue

Navalny, Russia in rivolta: la moglie tra i 5mila in cella

Forse neppure lo stesso Alexej Navalny avrebbe immaginato una così ampia partecipazione dei suoi sostenitori nella seconda domenica di proteste in Russia. Il deterrente degli arresti non sembra aver funzionato, anzi, se una settimana fa erano state una cinquantina le città «contagiate» dal morbo anti-Putin, questa volta la protesta ha toccato 142 località, con disordini persino in alcune remote aree rurali. Numeri che non hanno precedenti nella storia della nuova Russia e che in qualche modo riportano al fallito golpe del 1991, con il capo del Kgb Krjuckov che mostrava i muscoli, Gorbaciov confinato in Crimea, Eltsin nelle vesti di salvatore della patria e migliaia di persone nelle strade.

I dati parlano di oltre 5mila persone arrestate (1.450 solo a Mosca) e di violenti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. La mobilitazione è partita da est, allargandosi nel corso della giornata verso occidente. A San Pietroburgo sono scese in piazza circa 4mila persone. Altrettante hanno fatto sentire la loro protesta a Mosca, dove le autorità hanno blindato il centro per impedire l'afflusso dei pro-Navalny che si erano dati appuntamento a piazza Lubjanka. Tra le persone fermate nella capitale c'è Yulia Navalnaya, la moglie dell'oppositore, arrestata e rilasciata per la seconda volta nello spazio di una settimana. Le manette sono scattate anche per Dmitry Nizovtsev, Mikhail Selensky e di Daniil Turovsky, giornalisti vicini a Navalny. Altri 82 cronisti, nonostante indossassero il drappo giallo, sono stati trascinati con la forza sulle camionette.

A Mosca otto stazioni della metropolitana sono presidiate dai militari, numerose linee di superficie vengono dirottate e il traffico pedonale deviato fino a nuovo ordine al di fuori del centro, allo scopo di scoraggiare l'afflusso dei manifestanti. La stazione della metropolitana di Chistye Prudy, vicina a a Piazza Lubjanka è stata circondata da un cordone di polizia. Come accennato, le proteste sono divampate in numerose città, da Vladivostok a Novisbirsk, dove almeno 5mila persone sono scese in piazza nonostante un termometro che segnava 21 gradi sotto zero. Mobilitazioni e decine di arresti anche a Novokuznetsk, Omsk, Nizhny Tagil, Krasnoyarsk e Perm. A Yekaterinburg, quarta città più popolosa della federazione, una pioggia di pallottole di gomma ha travolto i manifestanti, ma testimoni parlano di almeno un paio di persone raggiunte alle gambe da proiettili veri. «La maggioranza è dalla nostra parte, svegliamoli», è il messaggio che Navalny ha lanciato ai suoi sostenitori dal carcere di Matrosskaya Tishina. Giovedì il tribunale ha confermato la sua detenzione preventiva di 30 giorni in attesa di processo. Suo fratello è stato condannato a due mesi di arresti domiciliari per aver violato le norme anti-Covid durante le proteste di domenica scorsa.

Il Cremlino, che per voce del ministro degli Esteri Lavrov accusa gli Usa di «grossolane interferenze» e di «sfacciato sostegno a Navalny», sta cercando di arginare la mobilitazione sui social. Il Roskomnadzor, autorità delle telecomunicazioni, ha convocato i responsabili di Facebook e TikTok chiedendo di non diffondere gli appelli di Navalny. Nel mirino anche Telegram, che sta diffondendo i dati personali dei poliziotti coinvolti nelle repressioni.

Tutto questo mentre in una dichiarazione ufficiale il neo segretario di Stato Usa Antony Blinken ha condannato le «tattiche brutali» della Russia contro i manifestanti: «Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti, tra cui Navalny, per aver esercitato i loro diritti umani». Proteste anche dall'Ue: «Mosca rispetti il diritto a manifestare e rispetti gli impegni internazionali».

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