"Dobbiamo essere pronti a rompere la nostra partecipazione al governo, se costretti da atti di controriforma su temi sensibili come il lavoro, il fisco e la giustizia". Intervistato da Corriere della Sera e QN, Maurizio Sacconi mette in guardia da uno spostamento a sinistra dell’asse del governo e conferma le proprie dimissioni da presidente dei senatori di Ncd.
Angelino Alfano non dorme sonni tranquilli. Il premier Matteo Renzi l'ha lasciato col cerino in mano e adesso si trova a dover sedare una rivolta interna al Nuovo centrodestra senza precedenti. In ballo non c'è soltanto la permanenza di Ncd all'interno della maggioranza, ma la stessa leadership di Alfano nel partito. "Alla luce di quanto accaduto - avverte Sacconi - non mi sento in grado di fare il terzino sistemista del governo". Per l'ex presidente dei senatori centristi, il timore di uno spostamento a sinistra del governo è fondato sul fatto che "la ricomposizione della sinistra italiana, non solo del Pd, ma del Pd con Sel, ha una cifra inevitabilmente conservatrice". D'altra parte gli alfaniani lo hanno già sperimentato lo scorso 24 dicembre quando il premier Matteo Renzi cambiò all’ultimo minuto un testo che prevedeva l'abolizione dell'articolo 18. Uno sgambetto ordito dal presidente del Consiglio per "ricomporre il Pd in vista del voto sul Quirinale".
Sacconi invita Alfano e il Ncd a essere pronto a rompere col governo e uscire dalla maggioranza. Anche sulla riforma costituzionale, invita ridiscutere il nuovo Senato: "Non possiamo accettare una camera di debitori, cioè di Regioni e Comuni, dotata di potere".
L'obiettivo è, infatti, tentare di ricucire con Silvio Berlusconi e Forza Italia. "Dobbiamo darci la comune prospettiva di una lista unitaria dei liberalpopolari per andare al ballottaggio contro la sinistra unita di Renzi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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