Il Pd di Bersani era famoso per le «non vittorie» o sconfitte a metà, sfoderate nelle analisi del voto, all'indomani dei risultati consegnati dalle urne. Il Movimento cinque stelle, con il passare del tempo, si sta dimostrando eccellente nella stessa specialità, una volta tipica della sinistra. Luigi Di Maio, di fronte al responso degli elettori, resta sempre fermo nella sua posizione, le dichiarazioni sono sempre uguali: «Risultati straordinari» dice il capo politico riferendosi alle vittorie a sorpresa di Imola e Avellino. Rincara il Blog delle Stelle: «I ballottaggi premiano il M5s, sono stati risultati straordinari che devono renderci orgogliosi». Il riferimento è alle uniche due città importanti conquistate: «Imola e Avellino sono due città dove da 70 anni dominavano i partiti e gli uomini della Prima Repubblica». Ma dietro la maschera, quello che preoccupa davvero il M5s, che vince anche a Pomezia (Roma), Acireale (Catania) e Assemini (Cagliari), è la cosiddetta «prova del governo».
C'è il caso del Terzo municipio di Roma, dove il Movimento non è arrivato nemmeno al ballottaggio ed è stato premiato il Partito democratico. La mini giunta è arrivata al commissariamento dopo una faida tutta interna ai grillini. Quattro consiglieri pentastellati avevano cambiato casacca mettendo in minoranza il mini sindaco Roberta Capoccioni. La Capoccioni, fedelissima di Roberta Lombardi, alter ego romano di Virginia Raggi, era stata così costretta alle dimissioni, per consegnare infine il popoloso e centrale municipio nelle mani del centrosinistra. L'altro Municipio romano dove si è votato in questa ultima tornata e dove aveva governato il M5s, l'Ottavo, aveva già voltato le spalle ai grillini quindici giorni fa. Infatti alla Garbatella il Pd aveva vinto al primo turno.
L'altra mancata riconferma del M5s è quella di Ragusa. Di nuovo un fortino «giallo» dilaniato dalle lotte intestine. Nella città siciliana, fino a ieri amministrata dall'uscente Federico Piccitto, si è assistito alla moltiplicazione dei meetup, le cellule grilline embrionali create proprio per attecchire sui territori e che ora, incontrollabili, sono fra i maggiori problemi da gestire per i vertici romani e milanesi. Altra bocciatura a Quarto, in provincia di Napoli, dove ha vinto il centrosinistra. Nella cittadina campana aveva governato il M5s, con la sindaca Rosa Capuozzo sconfessata. Poi le dimissioni e l'arrivo del commissario prefettizio. Morale: a questa tornata i grillini non hanno neppure presentato il loro simbolo; la Capuozzo si è ricandidata per conto suo, fermandosi al primo turno con uno scarso 13%; domenica ha vinto un'aggregazione di liste civiche di centrosinistra.
Allargando il discorso, i flussi elettorali analizzati dall'Istituto Cattaneo dimostrano che nella maggior parte dei ballottaggi tra centrodestra e centrosinistra gli elettori del M5s hanno scelto il blu a trazione salviniana in funzione «antisistema». Come negli ex feudi rossi della Toscana. Mentre a Teramo, Ancona e nel Sud hanno preferito astenersi.
Tornando alle due vittorie grilline di Imola e Avellino, sicuramente importanti, si nota ancora una saldatura nell'elettorato gialloverde.
Con i consensi di centrodestra tutti finiti nelle mani dei pentastellati, seguendo di nuovo la traccia dell'unione tra gli «antisistema». Infatti sia nei fortini toscani sia a Imola e anche ad Avellino, patria dei De Mita, il Pd si è connotato come il gestore del «Potere», ereditato nel primo caso dal Pci e nel secondo dalla Dc.
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