"Sicuramente entro l'anno approveremo la legge che impone ai negozi lo stop nei weekend e nei festivi, con turnazione, e con modifiche all'orario che non sarà più libero". Peccato però che l'annuncio di Di Maio rischia seriamente di concludersi con un nulla di fatto. E lo testimonia la fase di stallo in cui si trova il ddl, attualmente in corso nella Commissione Attività produttive. I vertici della Lega fanno infatti sapere che si tratta di un tema "troppo divisivo, non è all'ordine del giorno. Non se ne parla". E parallelamente non vi è stata neanche l'intenzione di accelerare da parte del Movimento 5 Stelle, il cui stato maggiore starebbe riflettendo sulle prossime mosse da intraprendere. I dubbi sono nati in seguito ai risultati di un sondaggio commissionato in via riservata dal partito di via Bellerio: circa il 50% degli italiani sarebbe contrario a tale iniziativa.
Il ministro dello Sviluppo Economico aveva inserito la chiusura domenicale dei negozi come priorità da trasformare in realtà entro il 2019. Ma è chiaro che il grande successo di Salvini alle Europee ha cambiato l'agenda di governo: l'obiettivo comune rimane però quello di salvaguardare i lavoratori e la tutela degli esercizi dei centri storici. Perciò la soluzione più ragionevole presa in esame dai gialloverdi sarebbe quella di una stretta sul rispetto del contratto di lavoro, al fine di evitare che i dipendenti lavorino per un numero eccessivo di domeniche l'anno. Un'ulteriore misura vedrebbe l'intervento sul salario: i nuovi contratti prevedono una bassa retribuzione per il lavoro domenicale.
"No" dei centri commerciali
I centri commerciali hanno espresso una posizione molto chiara e netta, schierandosi dunque contro il ddl in questione: ci sarebbe il forte rischio di perdere il 18% del fatturato. L'istituto Cattaneo prevede inoltre la possibilità di perdere 95mila posti di lavoro. I medesimi allarmi sono arrivati anche dalla grande distribuzione, dalla Conferenza Stato regioni e da diverse associazioni.
Il pentastellato De Toma si dice favorevole alla "necessità di indicare una strada per una prospettiva legata anche agli investimenti e alla programmazione delle aziende e delle attività produttive. Il discorso vale per tutti, anche per la piccola bottega".
Il leghista Dara rimarca: "Quello della regolamentazione delle aperture domenicali nel commercio al dettaglio è una questione che ne sottintende un'altra ancor più importante: la libertà delle imprese di competere e crescere, ma senza mai ledere dignità e diritti dei lavoratori e delle lavoratrici".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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