Salvini passa già all'incasso «Adesso dettiamo l'agenda»

Il leader esulta per il risultato storico: «Primo partito in Italia». Ora il Carroccio pensa a flat tax e grandi opere

La bella «aria di cambiamento» annusata in giornata da Salvini si traduce in un ambo secco: la Lega vola e diventa il primo partito italiano, i grillini affondano rischiando di arrivare dietro il Pd. Se dalle urne serviva un segnale per «far abbassare la cresta» agli alleati di governo, il segnale è arrivato forte e chiaro. «Adesso basta sgambetti e insulti, l'agenda di governo la dettiamo noi», dicono i leghisti in via Bellerio commentando i primi exit-poll, mentre Salvini attende «tranquillo e fiducioso» dopo aver trascorso la domenica con i figli tra la Valtellina e la partita del Milan. Le prime cifre che arrivano al quartier generale (26,5-29,5%) non disegnano il trionfo clamoroso ampiamente sopra il 30% prospettato dai sondaggi delle ultime settimane (uno della Ipsos dava la Lega addirittura al 37%) ma configurano comunque un «risultato storico, importa relativamente se saremo al 30 o 31%: un anno fa eravamo al 17% ora per la prima volta la Lega diventa primo partito in Italia», esulta il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Salvini non commenta ma si fa fotografare sorridente nel suo ufficio con un cartello «1° partito in Italia. Grazie!». Già, ma adesso cosa succede con i grillini, surclassati in questo modo? La linea ufficiale è di smorzare i toni, non alimentare lo scontro con i grillini e smentire ipotesi di maggioranze alternative. «Non abbiamo intenzione di usare questo risultato per mettere in crisi il governo. Anzi, insieme M5s e Lega siamo oltre il 50%. Certo, il nostro risultato ci dà più forza per mettere al centro i nostri temi: dalle infrastrutture alla Flat Tax», spiega il capogruppo. Anche per Roberto Calderoli il voto «avrà ripercussioni in Europa e anche in Italia, fermo restando che è un voto europeo» e non si chiede la «fiducia al governo: io credo che Lega e M5s supereranno ampiamente la maggioranza assoluta». A chi gli chiede se i 5 stelle sono nemici o amici, Calderoli risponde: «Nessuno è mai stato nemico, nessuno è mai stato amico: stiamo lavorando insieme si potrà lavorare di più». Sulle conseguenze pratiche del voto sull'esecutivo gialloverde invece la risposta è sibillina: «Pensieri». Insomma si va avanti con il contratto di governo, anche se cambia il peso specifico dei due contraenti.

In ogni caso, assicurano fonti vicine a leader, Salvini non vuole alzare i toni contro il M5s, né è intenzionato a chiedere poltrone o un cambio a Palazzo Chigi per far sloggiare Conte, sotto attacco dell'ala leghista più allergica all'abbraccio con i grillini. Di certo però il capo leghista non ammetterà più rinvii e sgambetti sulle leggi finora boicottate dagli alleati, dalla flat tax all'autonomia allo sblocco delle infrastrutture a partire dalla Tav. Un cambio di passo e un'inversione dei rapporti di forza nell'esecutivo, dunque, ma senza cataclismi. A meno che da qui in avanti il M5s non si metta di traverso ai punti del contratto che interessano alla Lega. A quel punto Salvini avrebbe un pretesto per rompere tutto e chiedere elezioni anticipate. Ma è solo un'opzione secondaria finora, Salvini vuole andare avanti a governare con Di Maio, malgrado molti suoi colonnelli siano di diverso avviso (da Giorgetti a Zaia). Nelle dichiarazioni ufficiali a urne aperte il ministro dell'Interno infatti ha continuato l'operazione di allentamento delle tensioni con i 5s già iniziata negli ultimi giorni della campagna elettorale. «Auguro il meglio ai miei alleati. Con i 5 stelle sto governando, non posso avere avversari negli amici di governo. Gli unici miei avversari stanno a sinistra. Una larga vittoria della Lega, assicura Salvini, non cambierà l'assetto dell'esecutivo, i rimpasti non mi interessano, in Italia non cambia nulla».

Quel che però è certo è che i grillini dovranno darsi una regolata: «Le opposizioni sono opposizioni e le critiche e gli insulti da parte loro ci stanno, ma le critiche e gli insulti quotidiani nelle ultime settimane dagli alleati sono più strani. Da domani tranquillità pace e bene, tutti la smettano di insultare, attaccare, criticare, rispettando il lavoro degli altri».

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