La strategia del governo Draghi per accelerare sul piano vaccinale inizia a prendere forma. Se sotto traccia il generale Francesco Paolo Figliuolo, il nuovo commissario per l'emergenza Covid, sembra deciso a dire addio alle primule di Arcuri, puntando su drive-in, hangar, fiere e caserme, la prima bozza del Decreto Legge Sostegno è pronta a destinare altri 2 miliardi per la sanità. Risorse che verranno impiegate per finanziare il trasporto di farmaci e vaccini contro il Covid. Per le somministrazioni sia previsto il coinvolgimento dei medici di famiglia nella prima fase e poi, nella seconda, anche quello dei farmacisti.
LE DOSI IN PIÙ
Il focus sulla logistica e sull'organizzazione è giustificato dai nuovi massicci arrivi di dosi. Secondo i dati del ministero della Salute a marzo sono attese 10,2 milioni di dosi. Avremo quindi circa il doppio delle dosi avute da fine dicembre a oggi. Il primo marzo AstraZeneca ha confermato le 5 milioni di dosi attese in Italia entro la fine del primo trimestre, aggiungendo che tra aprile e giugno consegnerà in Italia 20 milioni di dosi. Ma ci sono altri due fattori positivi. L'Aifa avrebbe infatti dato il suo parere positivo per la somministrazione di un'unica dose a chi ha contratto il Covid, da effettuare a sei mesi dalla guarigione. Questo vorrebbe dire avere circa 2 milioni e mezzo di dosi in più disponibili. Inoltre l'AIFA valuta se liberare le scorte che sono circa 2 milioni. Quindi a marzo si dovrebbero avere circa 4 milioni di dosi in più di vaccino. Ci si muoverà naturalmente di concerto con le Regioni, domani è in programma un incontro sotto la regia di Mariastella Gelmini sul tema vaccini, al quale prenderanno parte anche il nuovo capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e il generale Figliuolo.
LA PRODUZIONE IN ITALIA
Continua, intanto, la pianificazione per arrivare alla produzione del vaccino in Italia. Giancarlo Giorgetti, durante il question time, ha rilanciato con forza sul tema. «La produzione di vaccini in Italia è una valutazione di carattere strategico, non connessa con l'emergenza, perché la riconversione dei siti produttivi richiederà inevitabilmente un minimo di 4-8 mesi. L'obiettivo è di rendere l'Italia nel quadro europeo, autosufficiente rispetto a fatti e situazioni che temiamo possano riprodursi inevitabilmente nei prossimi anni». «Si sta procedendo a individuare le aziende che dal punto di vista infrastrutturale e tecnologico - ha aggiunto il ministro dello Sviluppo Economico - potrebbero essere in grado, in un ristretto arco temporale, di produrre vaccini in Italia anche sulla base di accordi con le multinazionali detentrici dei brevetti». Il ministro oggi avrà un «colloquio con il commissario europeo Thierry Breton, al fine di discutere la disponibilità al trasferimento tecnologico dei brevetti, che è la condizione essenziale per poter procedere».
LA TELEFONATA
Sempre ieri pomeriggio, il premier Draghi, ha avuto nel pomeriggio una conversazione telefonica con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Al centro dello scambio di vedute è stato in particolare l'obiettivo prioritario di un'accelerazione nella risposta sanitaria europea al Covid-19, soprattutto per quanto riguarda i vaccini. Nella telefonata sono stati discussi il Recovery Fund e l'esigenza di una gestione europea dei flussi migratori mirata a una maggiore proporzionalità tra responsabilità e solidarietà degli Stati Membri.(
BONACCINI E LO SPUTNIK
Se Orban - che ieri ha lasciato il Ppe - guarda ai vaccini extraeuropei, e come il presidente ungherese anche la Repubblica ceca e la Slovacchia, anche in Italia si è acceso il dibattito sul siero russo. Il presidente della Conferenza delle Regioni e dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, si schiera sullo stesso fronte. «Vorremmo e chiediamo chiarezza sul vaccino russo. Se ha validità ci auguriamo l'autorizzazione e l'acquisto per aumentare le dosi in circolazione». Parole che riscuotono subito l'approvazione della Lega. Matteo Salvini, che da giorni insiste perché anche il governo italiano acquisti il vaccino russo, ha incontrato a Roma il ministro del Lavoro di monte Titano Todoforo Lonfernini proprio per discutere dello Sputnik.
«San Marino - aveva detto nei giorni scorsi - è pronto a fornire migliaia di dosi anche per gli italiani che lavorano o vivono vicino alla Repubblica». Una prospettiva che ora l'inedito asse Salvini-Bonaccini rende più concreta.
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