Nel paese travolto dal male: "Perdono? È presto"

Il prete: "Pentirsi è un lungo cammino". A giorni sarebbe iniziato il percorso del battesimo

Nel paese travolto dal male: "Perdono? È presto"
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Senago che ha scoperto il male, Senago che si è stretta intorno alla famiglia di Giulia Tramontano e al piccolo Thiago che aveva in grembo, Senago che non perdona. Almeno non ora. È troppo presto. Adesso che la narrazione di quello che è a tutti gli effetti un duplice delitto si fa ogni giorno più atroce, nessuno in questo paese di 21mila anime in provincia di Milano - che ieri si è ritrovato in preghiera nella parrocchia della Beata Vergine di Fatima e Santa Rita per la giovane che veniva dal sud e che sembrava avere trovato la felicità qui, lontano da casa, accanto ad un uomo che poi aveva scoperto non essere quello che credeva - nessuno è pronto a parlare di perdono.

Neanche il parroco don Sergio Grimoldi, che nelle messe domenicali ha voluto che si pregasse per Giulia e Thiagho, vittime di una tragedia che ha scosso l'intera comunità. «Parlare di perdono in questo momento è prematuro. Vedremo quale cammino lui farà in carcere, il perdono è anche frutto di un cammino lungo, di conversione, tutto questo richiede tempo quindi penso che di perdono se ne parlerà molto in avanti», confida il sacerdote ai giornalisti. Don Grimoldi preferisce lasciare l'omelia ad un suo diacono, ma nelle invocazioni dei fedeli il nome della giovane quasi mamma risuona tra le navate della chiesa: «Preghiamo per Giulia e per il suo bambino, che il Signore doni loro per sempre quell'amore che cercavano nella vita trovando invece violenza e morte». I fedeli ricordano Giulia e Thiago nel quaderno della parrocchia: «Signore li affidiamo a te».

Tra qualche giorno in questa stessa chiesa al centro del paese, non lontano dal box dove Alessandro Impagnatiello aveva nascosto il cadavere della sua compagna, sarebbero cominciati gli incontri per il battesimo con i futuri genitori. Ed erano attesi anche Giulia ed Alessandro, che ora è in carcere per averla uccisa. Il diacono Francesco Buono a breve avrebbe dovuto incontrare lei, con il suo pancione e tutta l'emozione per l'imminente parto, nonostante i pensieri che già da un po' la turbavano per i sospetti che il suo Alessandro avesse un'altra relazione. «C'erano già stati i primi contatti, come accade con tutti i futuri genitori per iniziare il cammino verso il sacramento. Penso alla gioia con cui avrei battezzato quel bambino e ho tanto desiderato di poterlo fare nei giorni in cui Giulia era sparita e noi tutti speravamo di ritrovarla viva», racconta commosso il religioso al quale la parrocchia ha affidato i battesimi della comunità.

La maggior parte dei parrocchiani non conosceva Giulia, ma il suo tragico destino li ha toccati come fosse stata una figlia. «In questo tempo anche la nostra comunità è stata scossa dal male, un male che ci punge dentro e ci fa soffrire. Di cui, però, dobbiamo liberarci e non cedere alla tentazione di essere semplici spettatori», li esorta il sacerdote. Nel giardino a pochi passi dalla parrocchia c'è la panchina rossa contro la violenza sulle donne che in questi giorni è diventata una sorta di santuario, sommersa di fiori, biglietti, pelouche e palloncini. Lo stesso davanti ai box dietro ai quali è stato trovato il corpo della 29enne. Un omaggio che ha commosso la famiglia. «Gesti che sono arrivati dritti al cuore», ha fatto sapere la mamma di Giulia alla sindaca di Senago, Magda Beretta, alla quale ha chiesto di far giungere alla cittadinanza il ringraziamento per la partecipazione. A sua volta la sindaca ha voluto ringraziare sui social la famiglia di Giulia e Thiago «perché in questa orribile vicenda ci avete fatto sentire tutti chi figli, fratelli, sorelle, madri, padri o amici parte del vostro dolore e del vostro profondo amore». Un post che ha ricevuto decine di commenti dei cittadini, molti dei quali vorrebbero che fosse intitolata a Giulia e al suo bimbo una via o un giardino.

Nel frattempo anche Sant'Antimo, in provincia di Napoli, dove vive la famiglia della giovane, si sta mobilitando per renderle omaggio, in attesa che - effettuata

l'autopsia - possano essere celebrati i funerali. Giovedì è stata organizzata una fiaccolata per stringersi intorno ai familiari e per cercare di diffondere «una cultura della prevenzione del fenomeno della violenza di genere».

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