Neonati sepolti vivi. La Cassazione: Chiara ai domiciliari. Ora nuovo giudizio

Rinvio al Riesame. Niente carcere per la 21enne

Neonati sepolti vivi. La Cassazione: Chiara ai domiciliari. Ora nuovo giudizio
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Chiara resta dov'è, resta a casa. Niente carcere, almeno per ora, per la 22enne di Traversetolo che ha ucciso, neonati, i suoi figli, seppellendoli sotto le siepi del suo giardino nella campagna emiliana di Vignale. La Cassazione ha scelto di non scegliere o, meglio, di non modificare la misura degli arresti domiciliari, rimandando al mittente, e cioè al tribunale del Riesame di Bologna, un eventuale inasprimento della pena afflittiva.

Così Chiara Petrolini continuerà ancora a vivere in quella casa dove ha atteso e partorito per due volte, senza, però, voler veder crescere i suoi figli, nel segreto di una taverna e nella consegna del silenzio. Fino al giorno del parto: il 12 maggio 2023 il primo, Angelo Federico; il 7 agosto 2024, il secondo, Domenico Matteo. Così lei ed il padre Samuel, che è sempre rimasto all'oscuro di tutto, hanno scelto era inizio autunno - di chiamare, divisi anche sui nomi, scelti due a testa, quei figli mai conosciuti. Quei due fili di vita erano riemersi, fra agosto e settembre, al contrario nel fluire delle loro brevissime esistenze, dalle falde di un giardino curatissimo e dalle pieghe di una vita in apparenza perfetta. Chiara la baby sitter modello, Chiara la ragazza della porta accanto. Chiara che ama le feste e le vacanze con la famiglia. E poi dal 20 settembre, Chiara, Medea del nostro tempo, inghiottita dai domiciliari. La Cassazione ha ritenuto che la studentessa possa rimanere nella casa che è stata scenario dei delitti, riaffidando il caso a Bologna. Sarà, quindi, il Riesame a valutare se, durante il processo, presto al via, i domiciliari siano adeguati per quel doppio omicidio volontario aggravato, con duplice soppressione di cadavere. Serve quindi un nuovo giudizio: Bologna aveva, infatti, riconosciuto la «pericolosità sociale» di Petrolini e accolto l'appello della Procura di Parma, con Alfonso D'Avino che, da subito e poi per ben due volte, aveva chiesto il carcere, ritenendo per la ragazza non idoneo quel contesto familiare in cui Chiara aveva maturato i suoi propositi, fra castelli di bugie e silenzi, senza che nessuno si accorgesse di nulla. La difesa, però, con l'avvocato Nicola Tria, aveva presentato ricorso, ritenendo, al contrario, che in questa fase, i domiciliari fossero una misura adeguata. Impossibile la tesi difensiva - reiterare il reato, espatriare o confondere prove superate, in sostanza, da ammissioni se non confessioni piene. La famiglia di Chiara, dopo un periodo a Parma, era già rientrata vivere a Traversetolo ad inizio 2025. Pochi giorni dopo alle finestre della villetta, ormai dissequestrata, era riapparsa anche lei.

Ieri nessuno dei familiari, né Chiara era a Roma alla lettura del dispositivo. Petrolini, nel frattempo, ha intrapreso un percorso di supporto psicologico. Attende il processo, e il suo esito, lasciando aperte molti interrogativi su una tragedia che resta immensa ed indecifrabile.

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