Era accaduto soltanto nel periodo delle apparizioni, nel 1858, che la grotta di Lourdes chiudesse per disposizione delle autorità. In quel caso, però, non c'era una pandemia in corso, soltanto un recinto per bloccare l'accesso della pastorella Bernadette Soubirous, che aveva assistito alle apparizioni della Madonna.
In questo caso a chiudere è invece il Santuario mariano della cittadina dei Pirenei francesi, che non viene risparmiato dall'emergenza Coronavirus.
Qualche settimana fa, era il primo marzo, per evitare i contagi e rispettare le disposizioni del governo francese contro gli assembramenti di persone, era stato deciso di chiudere in via precauzionale le piscine del santuario ed era stata attivata un'equipe medica che controllasse e gestisse eventuali situazioni d'emergenza legate al virus; ieri invece l'annuncio a sorpresa del rettore del santuario di Lourdes, monsignor Ribadeau Dumas, che con un tweet ha comunicato al mondo «per la prima volta nella storia» la chiusura dei cancelli «per un certo periodo di tempo», ma allo stesso tempo dando la notizia che le preghiere continueranno all'interno della Grotta delle apparizioni, da parte degli oltre venti cappellani che rimangono all'interno della struttura.
«Fino a questa mattina eravamo aperti, poi a mezzogiorno abbiamo dovuto chiudere i cancelli; adesso pregheremo ininterrottamente - racconta a Il Giornale padre Nicola Ventriglia, cappellano di Lourdes per i pellegrini di lingua italiana - lo faremo ogni giorno, dalle 7 del mattino fino alle 20.30 con messe, recite del Rosario, preghiere, faremo sì che questo luogo diventi un polmone per la fede di tutto il mondo, per questo ci alterneremo con gli altri cappellani di altre lingue in modo che tutti possano unirsi in preghiera».
I circa 20 milioni di pellegrini che ogni anno affollano il santuario (il 22% sono italiani), potranno raggiungerlo quindi, per il momento, solo spiritualmente anche perché le nuove misure di contenimento entrate in vigore ieri in Francia proibiscono ai cittadini d'Oltralpe (come a quelli italiani e di altri paesi europei) di uscire di casa se non per motivi d'urgenza o per lavoro o per curarsi. È una pausa, necessaria, per non incrementare il contagio. Qualcuno ne evidenzia il valore simbolico, ma la chiusura non riduce certo la fede.
«Non possiamo incontrare personalmente i fedeli ma alzeremo le nostre braccia in preghiera: penseremo principalmente ai malati colpiti da questo virus», spiega padre Ventriglia, «pregheremo per tutti, per i gruppi che avevano già organizzato il viaggio per raggiungerci, il nostro pensiero è costantemente per loro. E poi le famiglie degli ammalati e un pensiero speciale per chi lavora come i medici, gli infermieri, i farmacisti e tutti gli altri lavoratori che permettono che le città non si fermino, come i lavoratori dei supermercati, della pubblica amministrazione, degli uffici postali,. dei trasporti pubblici, eccetera».
Anche se il santuario rimarrà chiuso, quindi, la preghiera dei cappellani si potrà seguire anche a distanza, da lontano, grazie ad internet, sui social, con le dirette Facebook e attraverso la tv, su alcuni canali cattolici.
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