Giovinazzo - Orgoglio e giudizio. Nel segno della diversità rispetto agli alleati del centrodestra, Forza Italia riparte dalla base e si prepara alla traversata nel deserto. Anzi a scalare l'«Everest» dell'opposizione, per usare il simbolo scelto dai giovani azzurri per la kermesse di Giovinazzo (Bari). Qui si ritrova l'ossatura del partito e arrivano i big a delineare i contorni della linea da tenere alla vigilia del voto di (s)fiducia al Conte-bis.
Il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani lo spiega sin dal mattino, prima ancora di salire sul palco davanti ai 700 tesserati e militanti provenienti da ogni parte dello Stivale: «Siamo di fronte a un esecutivo che nasce da un accordo di palazzo per spartirsi 500 poltrone, per gestire il potere, per scegliere il prossimo presidente della Repubblica. Quello targato M5S-Pd-Leu non è un governo che risponde alla volontà del popolo italiano. Noi, invece, punteremo sui contenuti. Faremo un'opposizione dura, intransigente, senza compromessi ma non violenta», avvisa Tajani. E a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che domani scenderanno in piazza a Montecitorio contro il patto giallorosso, fa sapere: «Inutile adesso sventolare le bandiere, l'opposizione si fa in Aula. Così saremo determinati e determinanti nello scenario dei prossimi mesi».
Intanto Mariastella Gelmini dispensa sorrisi e selfie tra i ragazzi con le magliette azzurre di Everest2019. Quando le chiedono «Adesso cosa facciamo per fermare l'inciucio?», la capogruppo alla Camera si fa seria: «Nel programma non c'è traccia di crescita e sviluppo, soltanto dei no e giustizialismo a go go: è il governo delle tre sinistre. Faremo un'opposizione netta, senza sconti e senza compromessi. Ma dopo questa crisi estiva surreale, in cui ne abbiamo viste di tutti i colori, non accettiamo lezioni di coerenza da nessuno». Il riferimento è anche a Lega e Fdi. Nel pomeriggio l'ex ministro prosegue il ragionamento davanti alla platea: «Forza Italia non deve chiedere il permesso per stare nel centrodestra. Berlusconi il centrodestra l'ha inventato. Noi non siamo mai stati e non saremo la destra sovranista. Però non dobbiamo commettere l'errore di considerare Salvini il nostro avversario. Il nostro avversario comune resta la sinistra, che si è alleata con i grillini pur di tornare al potere».
La piazza, anche se non in questo momento e con certi toni, per gli azzurri resta un'opzione sul tavolo. Tajani e Gelmini sono d'accordo: «Se per evitare l'aumento dell'Iva questo governo dovesse mettere le mani sui risparmi e sulla casa degli italiani con nuove tasse o addirittura una patrimoniale, allora saremo i primi a scendere in piazza».
Tra un dibattito sotto il tendone e un caffè in riva al mare, il laboratorio forzista in «sede distaccata» in Puglia riflette sulle prossime mosse da fare, i temi su cui impegnarsi, si discute dei sondaggi oggi non entusiasmanti e si elaborano le strategie per una controffensiva social, «non urlata come fanno altri, ma basata su idee e valori».
Soprattutto si lavora per riannodare i fili del dialogo e delle alleanze. Sullo sfondo ci sono le Regionali in arrivo tra l'autunno e la prossima primavera.
Dopo l'endorsement dello stato maggiore di Forza Italia a favore della candidata della Lega Donatella Tesei in Umbria, la sfida a Emiliano da queste parti è più complicata, sebbene i coordinatori locali assicurino la massima volontà di convergenza tra tutte le anime della coalizione di centrodestra.
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