Opposizione senza strilli. Il primo incontro con Gentiloni segna una svolta nei rapporti tra Forza Italia e il presidente del Consiglio designato. Questione di stile e di metodo. Quando i due capigruppo azzurri Renato Brunetta e Paolo Romani escono dal colloquio con il prossimo premier è chiaro che la parola «discontinuità» rispetto a Renzi e al renzismo è stata spesa nel faccia a faccia ed è particolarmente apprezzata dagli azzurri. Il che non vuol dire che Forza Italia appoggerà il nuovo governo ma che i rapporti tra maggioranza e opposizione potranno normalizzarsi. Particolarmente apprezzata, poi, la garanzia data da Gentiloni: «Non interverrò sulla legge elettorale. L'accordo va trovato in Parlamento e palazzo Chigi non ci metterà becco». L'opposto di ciò che fece Renzi che per portare a casa l'Italicum procedette a colpi di fiducia e di «canguri». Paolo Romani lo dice in chiaro: «Abbiamo apprezzato i toni di Gentiloni. Abbiamo apprezzato che abbia detto che accompagnerà il Parlamento nella elaborazione di una nuova legge elettorale». Anche Renato Brunetta annuisce anche se vuole specificare che non ci sarà alcun inciucio: «Faremo un'opposizione senza sconti, verificheremo la discontinuità o meno rispetto al governo fallimentare di Renzi. La verificheremo in politica estera, in politica economica, nei dossier più delicati, nello stile di gestione del potere, nella trasparenza e nel basta al giglio magico. Troppe volte Renzi ha calpestato il ruolo delle opposizioni». Renzi ha lottizzato il lottizzabile; così Brunetta avverte: «Dal referendum è uscito un solo perdente, Renzi; ha vinto la democrazia, nonostante l'occupazione dei media da parte del presidente Renzi. E anche in questo ci aspettiamo discontinuità, pure sulla Rai». Poi, quando viene svelata la lista dei ministri, si arriccia il naso: «Avevamo chiesto discontinuità. Leggiamo invece una lista ministri di un Renzi-bis: attaccati alla poltrona. Maria Elena Boschi più di tutti. Una vergogna senza fine». E Gasparri: «Un governo fotocopia. Un pasticcio nauseante».
Forza Italia aspetta Gentiloni al varco mentre Fratelli d'Italia e Lega invocano la piazza. Ecco perché qualcuno sottolinea che nel centrodestra potrebbero riacutizzarsi le tensioni. Salvini spara a pallettoni contro il premier e rifiuta persino di parlarci; Meloni è meno tranchant, partecipa alle consultazioni ma non cambia la linea dura. «Elezioni subito», gridano in coro anche se una legge elettorale non c'è e bisognerà aspettare quantomeno la sentenza della Consulta, prevista per il prossimo 24 gennaio. Un retroscena di Affaritaliani, per raccontare le frizioni del centrodestra, cita pure una presunta telefonata di fuoco tra Salvini e Berlusconi, avvenuta lo scorso week end. Il primo avrebbe accusato il secondo: «Ma che cosa stai facendo? Vogliamo mandare a casa il Pd o no? È ora di finirla con gli inciuci». E il Cavaliere seccato: «Sei tu che non capisci di politica e con le tue posizioni lepeniste ed estremiste non ci farai mai vincere». Vera o falsa? Di certo verosimile.
Nonostante le tensioni, tuttavia, nessuno vuole rompere e già oggi si aprirà il primo tavolo tra Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.
Obiettivo: metter giù una proposta unitaria di legge elettorale. Ma fare la sintesi non sarà facile posto che il Carroccio vorrebbe il Mattarellum con i collegi uninominali mentre gli azzurri preferiscono un proporzionale corretto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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