"Non accetto che la Moratti apra al Pd. Operazione sbagliata, lascio il gruppo"

L'ex vicesindaco di Lodi tra i fondatori di "Lombardia migliore": "Il nostro orizzonte era il centrodestra, mi dispiace ma mi dimetto"

"Non accetto che la Moratti apra al Pd. Operazione sbagliata, lascio il gruppo"

Lorenzo Maggi, ex vicesindaco di Lodi, lei è fra i fondatori e referente provinciale di «Lombardia migliore», il gruppo di Letizia Moratti.

«La stima risale a tanto tempo fa. Ottimo sindaco, presidente della Rai, ministro, ha competenza, dirittura morale e (non guasta) ha anche una storia familiare liberale».

Lei è entrato in «Lombardia migliore» con entusiasmo.

«Conosco il consigliere regionale Palmeri dall'università, abbiamo ragionato sul rafforzamento della componente liberale del centrodestra in questo percorso».

Lei chi è? Liberale si è capito.

«Io a giugno sono stato il più votato a Lodi e il più votato nel centrodestra fra i capoluoghi al voto. Ero diventato vicesindaco dopo aver ottenuto il 15% con le mie quattro liste civiche. E sono diventato liberale leggendo, sul Giornale, Martino, Ricossa, Matteucci. In 9 anni con Lodi liberale abbiamo organizzato 196 eventi. Sono liberale, liberista libertario con mai realizzate aspirazioni libertine (sorride, ndr). Antifascista e anticomunista, dalla parte di Israele e degli Usa».

E pensava di portare questo bagaglio alle Regionali.

«Credevo in questo progetto, con persone perbene, sia chiaro, con passione politica, e in stragrande maggioranza di centrodestra. Un centrodestra liberale è il mio orizzonte. Ma c'è stata un'accelerazione di Moratti, sia sulle dimissioni da vicepresidente, sia sul sit-in. Io sono per l'Ucraina sia chiaro, ma l'avrei spiegata in modo diverso quella partecipazione. Letizia ha l'orgoglio del padre che ha militato nella gloriosa Franchi di Sogno. È passato invece ciò che era: collateralismo al Terzo polo. C'è stato questo appoggio. Curioso poi: Renzi e Calenda in un paese normale non sarebbero definiti liberali. Sono brillanti socialdemocratici».

Un esito inaccettabile per lei.

«Da sindaco e ministro Moratti ebbe un'opposizione vergognosa. Pensare che apra al Pd, io non lo accetto. L'obiettivo era una proposta che partisse dal centrodestra. Posso agire per migliorarlo, o non partecipare, ma non posso andare dalla parte opposta. Per me la candidatura poteva essere un'opportunità, ma non a ogni costo. Ho una storia e una coerenza».

Sosterrà il centrodestra.

«Ovviamente sì. Dal 1995 ha introdotto elementi di efficienza e libertà, nella sanità, nella scuola, e deve aumentare, sulle ferrovie per esempio, e spingere sull'autonomia. Deve continuare a governare e non fermarsi all'ordinaria amministrazione, con visione, anche internazionale come dice bene Letizia».

Il suo addio. Il gruppo lo sa?

«Ho aspettato la riunione ed espresso le mie perplessità anche sulla mancanza di gestione collegiale. Ho ascoltato le spiegazioni, ma ci ho pensato molto, nella notte del mio compleanno fra l'altro. Stasera darò le dimissioni e uscirò dalla chat. È una scelta tormentata nel mio piccolo. La prospettiva di crescita personale c'era e c'è, ma non a ogni costo. Se guardassi al mio interesse potrei coglierla, ma c'è da farla convivere con i principi. La sinistra ha convinzioni anti-globaliste, è ambientalista in modo aprioristico, coltiva umori anti-Israele e anti-Occidente, basti guardare i movimenti giovanili, avversione per il merito, il profitto. Io faccio politica da 17 anni. I principi e l'appartenenza a un campo vengono prima.

L'intervista-appello al Pd è controproducente, anche perché il Pd non può accettarlo. Non ce l'ho con lei, anche perché se non vince è una sconfitta. E anche perciò dico che l'operazione è sbagliata. È un'opportunità che svanisce ma è più importante la coerenza».

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