Non chiamatelo terrorismo È guerra. E va combattuta

Abbiamo lasciato sola la Francia e parliamo solo del nostro "terrore". Parliamo del male, invece: quello che sta nel Corano

Non chiamatelo terrorismo È guerra. E va combattuta

Smettiamola di dire che è terrorismo, e che dobbiamo dare guerra al terrorismo. Questa parola fa venire in mente il nostro terrore, esalta l'arma del nemico. Dobbiamo dire che è una guerra allo Stato Islamico, che ha un territorio, un capo che ha ordinato a tutti gli islamici del mondo di farci fuori. É necessità cogente oggi non lasciare solo Hollande nella dichiarazione di stato di guerra. É l'Europa a doverlo dire. Le conseguenze sono da economia di guerra, smettendola di giocare al ruba-mazzetto delle banche, mentre fuori da questa bisca infarcita di bari, quale ormai è Bruxelles, si ammazza la nostra gente. Anzi: la vostra gente, cari Renzi, Merkel, Junker, eccetera.

Questa guerra nasce da un'ideologia chiara. Per l'islam di Al Baghdadi esiste la casa dell'islam, dove i musulmani hanno proclamato le repubbliche islamiche; poi c'è la casa della guerra, che coincide con il posto in cui io sono seduto a scrivere e tu a leggere. Non è una dichiarazione di guerra puerile e temeraria. La fanno, ce la stanno facendo.

E adesso che cosa dirà Obama? Che ci sono in giro troppi camion? E il Papa chiederà di chiudere le fabbriche della morte, cioè quelle dei Tir? Si scusi la mancanza di rispetto. É sarcasmo amaro sulla impotenza delle potenze politico-militari e anche di quelle spirituali nel guardare le radici di questo conflitto. Le armi sono le teste, ormai da un bel po' di anni a questa parte. E queste teste sono alimentate dalla benzina demoniaca di un Dio che non c'è: non esiste un Dio così, quello semmai è un ologramma di Satana. E non bisogna vedere le cose pitturandole con i pastelli di una diplomazia perdente. Il colore delle cose è quello del sangue. Sangue voluto, programmato, versato. Dei cristiani perseguitati, uccisi, schiavizzati o espulsi e di questi nostri concittadini europei, italiani , assassinati.

Ci si può opporre a queste stragi, continue, ossessive, solo se opponiamo a queste teste gonfie di abominio teste e cuori diversi, pieni di qualche cosa di nobile e forte. Smettendola di essere quelli che profetizzò il poeta: «Siamo gli uomini vuoti, siamo gli uomini impagliati, che appoggiano l'un l'altro la testa piena di paglia» (Thomas Eliot).

Non è più accettabile deviare lo sguardo dalla realtà, quasi che il male fosse fuori da quel libro che si chiama Corano. Non c'è dubbio che esistono pagine e versetti gentili, tra cui uno dice, Sura II, versetto 256: «Non c'è costrizione nella religione, la retta via ben si distingue dall'errore...».

Recitatelo a quello che arriva con il camion, ditelo ad Al Baghdadi. Rideranno. I capi islamici diranno che non si fa così, che è sbagliato agire come vuole il Califfo. Ma si guardano bene dallo scomunicarlo, dal bandire da ogni dove gente così. Invece andrebbe fatto recitare senza se e senza ma, come comandamento assoluto, che esclude le parole di Allah che invitano a far strage di infedeli. Ma non lo faranno, non possono farlo. Li sfidiamo a farlo. Sul serio, senza giri di parole. Che escludano sia stato una buona cosa, da imitare, lo sgozzamento di 700 ebrei da parte di Maometto. Non lo faranno. Investire la folla pacifica e perciò colpevole, nel bel mezzo di una festa pagana, patriottica, di una nazione nemica è puro orrore. E se l'orrore si può perpetrare, proprio per questo si deve fare, e l'hanno fatto. Così ragionano i teorici e gli esecutori di questa guerra santa, anzi demoniaca.

Tutto questo accade mentre l'Europa si sta accasciando su se stessa, incapace di fare memoria non dico del suo battesimo cristiano, ma di quella fraternità che pur la Rivoluzione francese ha proclamato attingendola dal Vangelo, e che si festeggiava proprio nel momento in cui il Tir bianco piombava sulla folla.

Come si fa a non avere la testa piena di paglia, di che cosa riempirla? Ho seguito nella disgraziata notte del 14-15 luglio il succedersi degli eventi e della conta dei morti sul sito facebook e twitter di Nice-Matin, il quotidiano locale. C'era una notiziola, c'è ancora, che colpisce, tra quelle luttuose, e accende un'idea di che cosa sia l'uomo. «I tassisti di Nizza stanno evacuando la folla gratuitamente, portando la gente lontano dal luogo dell'attacco». Qualcosa resiste alla cupa ferocia dell'islamismo e al fatuo nichilismo occidentale. Non l'ira, ma la misericordia. Non la disperazione cieca, ma la capacità di piegarsi sui feriti. Educare a questa fraternità nelle case, nelle scuole, così rendendo impossibile, con un pieno di vita buona, il reclutamento a questi seguaci del Diavolo travestito da Allah. Come il buon samaritano dobbiamo curare i feriti dai briganti, versare olio e vino sulle piaghe di chi è stato colpito dai malfattori.

I capi delle nazioni sappiano adesso rinunciare alle pretese egemoniche e alle ambizioni idiote e personalistiche per costruire insieme un po' di pace in questo caos.

E Renzi invece di partecipare al minuetto degli alti papaveri e dell'alta retorica, organizzi come fece Berlusconi una nuova Pratica di Mare. Obama e Putin si sono finalmente accordati sulla Siria. Allarghi l'alleanza all'Europa, alla Nato, alla Cina. Non appoggiamo più, in una solidarietà pelosa e inutile, la testa impagliata uno sull'altro.

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