Il vicepresidente della Camera, l'azzurro Giorgio Mulè, non ci sta a far apparire Forza Italia come «sabotatore del governo», dopo i distinguo e le precisazioni su temi come il decreto anti-rave e le multe agli ultracinquantenni no vax.
Onorevole Mulè, voi di Forza Italia non vi sentite dei «signor No»?
«Dobbiamo uscire dalla logica del non disturbare il manovratore". Come Forza Italia né mettiamo la pistola sul tavolo, né minacciamo nulla. Invitiamo a ragionare il governo di cui facciamo parte e che abbiamo voluto su alcuni temi che presentano delle possibili distorsioni».
Partiamo dal decreto Aiuti ter dove era inserita la norma che cancellava le multe ai cinquantenni no vax.
«Abbiamo semplicemente detto che era una misura di diseguaglianza nei confronti di coloro che quella multa l'hanno già pagata. E infatti il governo non ha presentato alcun emendamento che cancella quelle multe...».
Sul decreto anti-rave la questione è più articolata, però. A cominciare dalle intercettazioni degli organizzatori di questi raduni.
«Lo stesso ministro Ciriani ha ricordato che in sede di Consiglio dei ministri è stata Giorgia Meloni, insieme con Antonio Tajani, a sollevare perplessità sulle intercettazioni. E allora: se la stessa presidente del Consiglio nutre dei dubbi su un testo, preparato in fretta per rispondere a una emergenza, non c'è alcuna questione che riguarda l'armonia in maggioranza. Sono convinto che sarà lo stesso governo a correggere le norme sia per quanto riguarda la pena sia sulla tipizzazione del reato, in modo che corrisponda più ai rave illegali evitadando qualsiasi dubbia interpretazione».
Sente anche lei la necessità di una norma anti-rave?
«Assolutamente! Politicamente va dato un segnale che lo Stato italiano non accetta l'ambiguità. Bisogna opporre con la massima fermezza il rifiuto di ogni illegalità soprattutto quando ha il sapore intollerabile del sopruso. Questi rave spesso si svolgono in luoghi pericolosi o in strutture pericolanti e sono ricettacolo di illegalità non solo per lo spaccio di stupefacenti. Basta riavvolgere il nastro di tutto ciò che è successo nei rave degli ultimi anni per rintracciare episodi di violenza, addirittura di stupro, con un caso in cui addirittura ci è scappato il morto».
Per guardare alle questioni interne a Forza Italia si registra prima l'addio di Valentina Aprea e ora di Stefano Caldoro che dice che non si fa abbastanza per il Sud.
«La politica di Forza Italia si fonda sul rilancio del Sud tanto che abbiamo voluto che i fondi del Pnrr fossero distribuiti con prevalenza proprio al Meridione. Siamo quelli che orgogliosamente rivendicano il ponte sullo Stretto come misura che dia il senso di una ripartenza del Mezzogiorno. D'altronde governiamo Calabria, Sicilia, Molise e Basilicata. Forza Italia è nei fatti la spina dorsale del rilancio del Sud».
Quindi la presa di posizione di Caldoro come la archiviate?
«Molti addii di questi giorni rispondono, ahimè, più a delusioni personali».
Sul Giornale il ministro Zangrillo è tornato sulla questione del doppio incarico (è coordinatore del Piemonte). E lui stesso si sta interrogando sulla questione.
«Quando lo stesso Zangrillo riconosce che deve fare una riflessione sull'opportunità di mantenere il doppio incarico, centra il problema: Forza Italia deve essere messa nelle condizioni di radicarsi ancora di più sul territorio e rilanciarsi grazie all'opportunità di essere nella maggioranza di governo. Puntare sui territori per noi deve essere quasi un'ossessione.
Con la sensibilità e maturità che hanno, saranno gli stessi Tajani e Anna Maria Bernini, che nel partito rivestono ruoli apicali, a dire se riescono a mantenere il ruolo o se preferiscono essere avvicendati o affiancati. Quando divenni sottosegretario, a esempio, lasciai la carica di capo dei dipartimenti e di portavoce, lasciando la carica di coordinatore dei dipartimenti».
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