Londra. È la prima volta nella sua storia, lunga 101 anni. L'ultimo censimento demografico in Irlanda del Nord fotografa un capovolgimento nel delicato equilibrio confessionale tra le comunità che, in un passato recente, si sono scontrate per decenni. Adesso, nel più piccolo stato del Regno i cattolici (storicamente di matrice politica repubblicana) sono divenuti maggioranza sui protestanti, portabandiera del lealismo verso Londra. Si tratta, in realtà, di una tendenza che si era andata consolidando negli ultimi anni e che quindi non sorprende gli analisti, ma segna tuttavia, un cambio di passo molto significativo anche per il difficile momento storico che attraversa il Regno Unito. Ora che i cattolici in Ulster hanno raggiunto il 45,7% e i protestanti sono calati al 43,8% - con un ribaltamento di proporzioni rispetto al 2011 quando i protestanti censiti erano il 48% e i cattolici il 45% - le tensioni, già rinfocolate da una post Brexit in fase di stallo e dal nodo tutt'ora irrisolto del protocollo irlandese, potrebbero persino aumentare. Se infatti il «sorpasso» cattolico poteva essere preannunciato dall'esito delle ultime elezioni che hanno visto - anche qui per la prima volta - la vittoria dello Sinn Fein, partito repubblicano-cattolico su quello unionista protestante del Dup, il risultato del censimento rivela una realtà profondamente mutata anche su altri fronti meno visibili, che potrebbero dar molto filo da torcere al governo conservatore di Liz Truss. Non sono ancora mature le condizioni per un referendum sulla riunificazione a Dublino, poiché l'Accordo del Venerdì Santo del 1998, che sancì la fine degli anni violenti dei Troubles, prevede possa essere invocato solo con il sostegno di una maggioranza certificata di cittadini superiore al 50 per cento. Altri dettagli emersi sulla popolazione attuale del Nord Irlanda fanno però emergere con forza una certa disaffezione nei confronti del governo di Londra, dovuta in parte ad una Brexit che, al momento, non è stata portatrice di grandi vantaggi soprattutto nelle contee settentrionali. Basta vedere che, dopo il 2016, la richiesta del passaporto irlandese ha subito un aumento vertiginoso del 63%.
Se questo sia dovuto al disperato tentativo di mantener la cittadinanza europea o solo dalla preoccupazione di abbreviare le file in aeroporto non è dato sapere, ma l'uscita dall'Europa ha modificato anche l'identità politica dei cittadini come faceva notare ieri il
corrispondente politico della BBC , Enda McClafferty. «Vanno considerati anche altri elementi, ad esempio la crescita multiculturale in Nord Irlanda, dove il numero degli appartenenti alle minoranze etniche è raddoppiato dal 2011».
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