Carlo Nordio, ministro della Giustizia, interpreta l'esito del processo Open Arms a Matteo Salvini come un «segnale plurimo». Qualcosa che può essere scomposto in quattro ragionamenti, quattro parti. Per Nordio, l'assoluzione del vicepremier e segretario della Lega dimostra anzitutto «che abbiamo la stragrande maggioranza di magistrati preparati e coraggiosi, che applicano la legge prescindendo dalle loro idee politiche». Poi il ministro della Giustizia passa al «processo», che è «fondato sul nulla». Lo stesso che non «sarebbe nemmeno dovuto iniziare». E questo è il secondo punto. Il terzo è che sempre il processo avrebbe almeno «dovuto coinvolgere anche Conte, allora presidente del Consiglio». Il leader del Movimento 5 Stelle non è stato chiamato in causa com'è invece accaduto all'attuale ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.
Ma è nel quarto punto che il capo di dipartimento cita la questione della responsabilità dei magistrati. «Bisognerà pur pensare - prosegue Nordio - a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni». Anche perché sono persone che possono perdere «la salute, i risparmi, e magari il posto di lavoro». Il tutto magari «perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata e, in questo caso, incomprensibilmente limitata a un ministro solo». L'esecutivo Meloni procede spedito. Già in queste ore potrebbe esserci un'ulteriore accelerazione sul tema giustizia. La separazione delle carriere è un obiettivo ribadito in questi giorni anche dallo stesso vicepremier Salvini. Enrico Costa, parlamentare di Forza Italia, dopo aver dato ragione a Nordio sulla necessità di risarcire le vittime di errori giudiziari, ha annunciato: «Depositeremo una proposta di legge».
Ha fatto discutere, poi, la presa di posizione delle Camere penali subito dopo l'esito del primo grado di Open arms. «Le assoluzioni dei senatori Renzi e Salvini arrivate nel giro di pochi giorni ci confermano che nel nostro Paese l'uso politico dello strumento giudiziario da parte della magistratura, che ha avuto nel nostro Paese tratti eversivi, non è mai cessato», ha fatto sapere la giunta dell'organo. L'Associazione nazionale magistrati ha replicato nell'immediato, sostenendo tutt'altre argomentazioni. «È quanto meno bizzarra l'idea che l'assoluzione di due esponenti politici stia a dimostrare che una parte della magistratura è intenta a fare carriera e gestire il potere», hanno premesso i magistrati. L'accusa lanciata alle toghe dalle Camere penali sarebbe «dissennata».
«Si dimentica - ha insistito l'Anm - che in un sistema democratico e liberale i processi si fanno per accertare i fatti e non per validare verità precostituite; che i processi che si concludono con un'assoluzione non sono per ciò solo inutili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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