Tajani: "Norma da scrivere bene per tutelare i risparmiatori. La Bce ha sbagliato ma sarebbe miope mettersi contro le banche. Forza Italia sarà ambiziosa"

Antonio Tajani, leader di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, spiega come la pensa sulla tassa alle banche e sul salario minimo

Tajani: "Norma da scrivere bene per tutelare i risparmiatori. La Bce ha sbagliato ma sarebbe miope mettersi contro le banche. Forza Italia sarà ambiziosa"

Antonio Tajani, leader di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, spiega come la pensa sulla tassa alle banche, che «poteva essere decisa a borse chiuse» e sul salario minimo, cui preferisce la proposta azzurra di mediazione. E poi racconta come rilancerà il suo partito e che previsioni ci sono nel mondo, dall'Ucraina al Niger.

Il governo ha deciso di tassare gli extraprofitti delle banche tra applausi e polemiche: tutta colpa della Bce che ha alzato i tassi d'interesse?

«La Bce ha sbagliato, lo diciamo da mesi e questa è l'inevitabile conseguenza. Purtroppo, chi ne ha fatte le spese sono state le imprese e chi ha mutui a tasso variabile, ora c'è il rischio che i mutui non pagati si trasformino in crediti deteriorati che potrebbero creare altri problemi. Per questo bisognava intervenire e il fine ultimo è tagliare le tasse sul lavoro, anche in vista del dibattito sul salario minimo».

C'è chi dice che la tassa l'abbiano voluta soprattutto Meloni e Salvini e che lei non sia molto convinto: qual è la verità?

«Noi vogliamo che le cose si facciano con grande equilibrio, siamo diversi dal M5S o da Fratoianni e non abbiamo la loro ansia populista».

Lei ha parlato con il presidente dell'Abi Patuelli per rassicurarlo, dicendo che il provvedimento non sarà punitivo, che dura solo un anno e potrà essere approfondito in parlamento.

«Noi non siamo contro le banche, soprattutto pensiamo alle banche di credito cooperativo e popolari, stiamo lavorando nell'interesse dei risparmiatori. In questo momento le banche devono fare la loro parte in un piano complessivo ma sarebbe miope e dannoso per il nostro sistema economico colpirle in maniera indiscriminata. Per questo bisogna scrivere bene la norma. Il terreno è molto delicato e non ci anima nessuno spirito punitivo verso chicchessia».

Lei ha detto che bisogna capire dove andranno quei soldi.

«Devono servire ad aiutare i cittadini a pagare i mutui, a tutelare il risparmio e utilizzarli per aumentare i salari per averli davvero ricchi, a ridurre la pressione fiscale, a detassare le tredicesime, gli straordinari e i premi di produzione».

Che cosa risponde a chi dice che le perdite per il crollo dei titoli bancari in Borsa e il probabile taglio dei dividendi oltre che danni ai risparmiatori potranno incidere sulla credibilità del sistema Italia e spaventare gli investitori stranieri?

«Per questo la norma dev'essere scritta bene e sarebbe stato meglio fare tutto a mercati chiusi, in ogni caso vigileremo in parlamento perché tutto sia fatto nel migliore dei modi».

Prima parlava di salario minimo per legge, che il suo partito avversa, portando avanti una proposta alternativa.

«La proposta di Fi, depositata alla Camera, può essere il punto di incontro, la sintesi, la mediazione di diverse posizioni. Punta ad agganciare i contratti pirata ai contratti collettivi con paghe più alte».

Si può trovare un accordo su questo lodo Tajani, come lo chiama qualcuno?

«Si tratta di un salario minimo non fissato per legge ma dalla contrattazione collettiva, con tetti più consistenti. Noi siamo europeisti e questa è la posizione dell'Europa, che può portare a salari più ricchi. Come adeguare quelli pirata sarà compito di Inps e Cnel e io ne ho già parlato con Renato Brunetta».

Fi rivendica le misure contro gli aumenti sui viaggi aerei, è una sua battaglia?

«Assolutamente si, è stato Renato Schifani il primo a intervenire come presidente della Regione Sicilia ed il merito è soprattutto suo».

E le misure sui taxi?

«Abbiamo cercato con il confronto una soluzione che permetta alle grandi città di offrire servizi maggiori ai cittadini senza danneggiare le imprese, pensando anche al futuro Giubileo. Servono sempre scelte equilibrate e vigileremo sulla loro applicazione».

Da neosegretario di Fi, il leader dopo Silvio Berlusconi, quali sfide l'aspettano?

«Passerò l'estate a rappresentare il partito in ogni evento politico importante, a incominciare da venerdì a Sabaudia, e poi alla Versiliana, a Ceglie Messapica, a Rimini. La riduzione della pressione fiscale è il nostro primo obiettivo, poi nella sanità l'aumento del numero dei medici, la detassazione degli straordinari. Bene ha fatto il ministro Bernini ad aumentare il numero di studenti in medicina, non si può continuare a chiamare medici stranieri, come ha dovuto fare il nostro presidente della Regione Calabria, Occhiuto. Un altro obiettivo è l'aumento delle pensioni a mille euro, compatibilmente con la situazione economica, abbiamo tutta la legislatura per farlo».

E sul piano europeo?

«Bisogna riscrivere il patto di stabilità, tenendo conto delle spese non volute, provocate da situazioni di crisi non da malagestione, come quelle per la guerra in Ucraina, che devono essere scalate su Pnrr. Io mi auguro che avremo in Europa un interlocutore attento in Gentiloni. Inoltre, serve l'armonizzazione fiscale, perché non possono esserci paesi dove si pagano meno tasse e che fanno concorrenza sleale agli altri. Infine, una politica ambientale che non penalizzi industria e agricoltura».

Gli azzurri hanno una serie di eventi importanti, da settembre.

«Il primo è quello dei giovani a Gaeta, poi quello a Paestum con il Berlusconi day il 29 settembre, giorno del suo compleanno, perché Silvio rimane la nostra guida e non dobbiamo mai dimenticare il suo insegnamento. Infine, ci sarà la riunione con i rappresentanti degli enti locali a Monza, anche per un'attenzione verso Adriano Galliani, candidato nel collegio che era di Berlusconi».

Come vi preparate alle elezioni europee?

«Fi è il Ppe in Italia, in questo siamo diversi dagli alleati, abbiamo la nostra identità e non vogliamo compromessi con forze antieuropeiste. Siamo liberali e vogliamo essere pietra angolare della politica italiana. Il nostro progetto è ambizioso e abbiamo un grande spazio politico al centro, infatti crescono le attenzioni nei nostri confronti e ci saranno nuovi ingressi ai primi di settembre. Si tratta di chi vuole partecipare al nostro progetto di rivoluzione liberale, mentre per chi vuole usarci come taxi le porte sono chiuse».

Ci sono novità per le future alleanze in Europa, dopo le elezioni?

«Riteniamo che i popolari possano allearsi con liberali e conservatori e lavoreremo per questo. Arrivano messaggi positivi, ma dipenderà dal voto di giugno. Per questa alleanza c'è già il precedente per la mia elezione a presidente del parlamento europeo. Certo, bisogna essere pragmatici non velleitari, serve una maggioranza vera non un libro dei sogni».

Da ministro degli Esteri: per la pace in Ucraina vede qualche risultato?

«È positivo che a Gedda ci sia stato un primo incontro a livello di consiglieri diplomatici sulla partecipazione della Cina alle trattative. Ho appena parlato con il ministro degli Esteri turco per favorire la mediazione di Ankara tra Russia e Ucraina sul corridoio del grano per Africa. Bisogna arrivare ad una pace che sia giusta, non una resa dell'Ucraina.

Prepara un viaggio a Pechino?

«Probabilmente in autunno».

A preoccupare è anche il Niger, da cui partono flussi di migranti che potrebbero ingrossarsi.

«Siamo stati i primi a dire che bisogna puntare sulla soluzione diplomatica, anche se con tempi più lunghi e non sull'intervento militare europeo. Ora è prevalsa la linea italiana. Non abbiamo bisogno di altre guerre, c'è ne sono già troppe nel continente».

A Marcinelle, ricordando la tragedia in miniera di tanti immigrati italiani, lei ha parlato anche dei nostri giovani che vanno all'estero in cerca di un lavoro soddisfacente.

«Quei minatori sono stati esempio di grande sacrificio

e dedizione al lavoro, per fortuna le cose sono cambiate ma dobbiamo lavorare perché i nostri ragazzi non siano costretti ad andarsene a causa di stipendi troppo bassi. Ecco che torniamo al salario minimo o meglio ricco».

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