Chi è sordo ai numeri si guardi attorno. I locali pieni, le strade della movida affollate, il traffico nelle strade. Cosa ricorda, se non la realtà così come l'abbiamo sempre conosciuta? Di cosa si tratta, se non di un'idea di normalità? L'ordinario smarrito dopo quasi due anni di pandemia sta cominciando a tornare, e non è un caso. Mancano i cinema pieni, gli stadi e i concerti, ma arriveranno. Non tutto è ancora come prima, ma è distante anni luce dai mesi di angoscia e lockdown. C'è da chiedersi se i detrattori del green pass, gli ottusi anti-vaccino, i narciso-liberali che gridano alla dittatura sanitaria se ne rendano conto. La Lombardia ci racconta che lo sforzo fatto dai suoi cittadini sta funzionando. Ci dice anche che la massiccia campagna di immunizzazione messa in piedi dalla Regione è tanto capillare da contenere - così sembra - anche il rischio delle migliaia di ragazzi senza mascherina che vediamo assiepati nelle vie del divertimento in queste notti di fine estate. Nessun aumento particolare dei contagi, nessun picco di ricoveri, un numero stabile e fortunatamente contenuto di decessi. È successo a Londra, dove ormai da due mesi hanno eliminato ogni tipo di restrizione, accade a Milano che vive con disinvolta cautela il ritorno alla sua vocazione produttiva e mondana, a scuola e - almeno in parte - sui luoghi di lavoro, consapevole di aver fatto quanto necessario per mettersi al riparo dal virus.
E allora più delle campagne social, più dei vip in televisione, il vero spot in favore dei vaccini e delle misure anti-Covid è il mondo che oggi vediamo attorno a noi, e che inizia ad avvicinarsi a quello che abbiamo perso nel febbraio di un anno fa. La normalità come claim pubblicitario, la spinta per l'ultimo miglio, la parola magica per gli indecisi del siero e del certificato verde: a chi non piace riprendersi la vita?
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