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Nuovi guai per il capo ultrà del Milan: "Importate 2 tonnellate di stupefacenti"

Lucci, già in cella, in 6 mesi avrebbe guadagnato 2,7 milioni. La merce veniva distribuita tra la Lombardia e la Calabria

Nuovi guai per il capo ultrà del Milan: "Importate 2 tonnellate di stupefacenti"
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Due tonnellate a passa di droga, tra eroina, cocaina e hashish. Undici milioni di euro di guadagni cash, di cui 2,7 milioni per il solo Luca Lucci in appena sei mesi. Sono i numeri della nuova inchiesta che coinvolge, insieme ad altri, il capo ultrà milanista, questa volta per un grosso giro di droga.

Lucci è in carcere a Opera dopo l'arresto per l'operazione sulle infiltrazioni nelle Curve di San Siro e ieri ha ricevuto un'altra ordinanza di custodia cautelare in carcere per un'indagine del pm della Dda di Milano Gianluca Prisco su una associazione vicina alla famiglia di 'ndrangheta dei Barbaro, che avrebbe «importato e distribuito» tra Lombardia e Calabria «oltre 2 tonnellate di stupefacenti». Ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Pavia e il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata hanno eseguito nelle province di Pavia, Milano, Reggio Calabria, Lecco e Piacenza un'ordinanza, firmata dal gip Luigi Iannelli, a carico di 20 persone, di cui 15 in carcere e cinque ai domiciliari. Gli indagati sono accusati «di appartenere a un'associazione dedita al traffico di stupefacenti, articolata in cellule», con l'obiettivo «di procurare ingenti quantitativi di stupefacenti da rivedere» a Milano, soprattutto cocaina. Per le indagini, «il terminale delle varie organizzazioni è in colui che ha sostituito i Flachi della Comasina godendo della consolidata vicinanza con i Barbaro di Platì, attivi nella zona di Cologno Monzese, ed i gruppi criminali albanesi e sudamericani che, da basi strategiche in Sudamerica controllano le spedizioni della cocaina verso le più importanti piazze intercontinentali». L'«erede» sarebbe il 46enne Andrea Rozzo. Il traffico, si legge negli atti, «avrebbe generato una ingentissima massa di denaro contante» per circa 11 milioni di euro. Il denaro veniva trasferito all'estero grazie a «collettori» cinesi, «detentori, ormai in via esclusiva, dei canali bancari sommersi», il cosiddetto «underground banking».

L'inchiesta fa emergere ancora che gli arrestati erano «elementi di spicco del narcotraffico lombardo (e non solo)» e che sono stati importati «ingentissimi quantitativi di cocaina, grazie anche al rapporto privilegiato di un organizzatore del gruppo» con i «nuclei di criminalità organizzata» calabresi. A Lucci in ogni caso non viene contestata l'associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico. Le accuse riguardano una serie di presunti episodi di spaccio di «ingenti quantitativi», di hashish rivenduti a Milano. Tra gli arrestati c'è Roberta Grassi, presunta contabile della Curva sud, finita ai domiciliari per favoreggiamento personale. E c'è Luca Calajò, nipote del presunto ras della droga della Barona, Nazzareno.

Negli atti compare infine Islam Hagag, ultrà milanista arrestato nell'operazione sulle Curve e non arrestato in questa. Avrebbe custodito due pistole «con matricola abrasa» per conto «del gruppo di Milano». Hagag è spesso comparso nei locali e in viaggio, e nelle foto social, in compagnia di Fedez.

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