Come Penelope che di giorno tesseva la tela e di notte la disfaceva, così i negoziati tra Regno Unito e Ue sulle regole della Brexit stanno assumendo i contorni di una storia senza fine. È notizia di ieri che l'Ue vuole tornare a trattare sullo status futuro dei cittadini europei in Inghilterra, rimettendo in discussione l'accordo dello scorso dicembre secondo cui Londra avrebbe potuto reintrodurre i controlli alle frontiere anche verso i cittadini europei sin dal giorno successivo la Brexit, a marzo 2019. Tuttavia stando alla bozza di nuove linee guida negoziali di cui sono venute in possesso alcune testate, l'Ue chiederà ora la libera circolazione dei cittadini europei in Inghilterra fino alla fine del 2020. Il che equivale a un siluro lanciato contro le speranze della May di cominciare al più presto la fase due delle negoziazioni, quella sugli accordi commerciali. Il controllo dell'immigrazione è infatti una delle preoccupazioni principali dei brexiters e ridiscuterne i termini vorrebbe dire allungare di molto i tempi per un accordo. La contropartita dell'Ue sarebbe il via libera ai due anni di transizione post Brexit richiesti dalla May, durante i quali gli inglesi manterrebbero l'accesso al mercato comune. A rendere ancora più caotico il quadro politico sono poi giunte anche le aperture di Juncker e Donald Tusk i quali, di fronte al Parlamento europeo, hanno dichiarato che il Regno Unito può ancora fare marcia indietro sulla Brexit. E anche Boris Johnson ieri ha calato l'asso.
Tornando su una delle più controverse affermazioni della campagna pro leave, cioè che dopo la Brexit il Regno Unito avrebbe risparmiato 350 milioni di sterline la settimana, dato bollato da più parti come fake news, il ministro degli Esteri inglese ha detto di essersi sbagliato: i soldi sarebbero molti di più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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