Ci vuole tanta speranza e tanta fede per continuare a credere che anche questa volta ce la possa fare. Che anche questa montagna più arcigna dell'Himalaya possa essere scalabile, fin lassù, dove poter poi ammirare nuovamente un mondo che ti appartiene e sente di appartenerti. Ci vorrebbe la testa di Alex Zanardi che ci ha insegnato in questi anni a crederci sempre, anche quando tutto sembrava perduto. Perché lui è quello che ha detto «quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa».
Ha sempre guardato il bicchiere mezzo pieno di sé e noi abbiamo il dovere di fare altrettanto, come questo eterno ragazzo pieno zeppo di entusiasmo, che non ha mai cessato per un solo istante di guardare la vita per quella che è: una cosa meravigliosa. E dire che ne avrebbe avuti di motivi per pensare il contrario. Per gridare alla luna o a qualcuno ancora più alto una rabbia che non ha mai nutrito.
Bisogna essere forti quanto Alex per crederci ancora, nonostante ieri siano arrivate notizie che tolgono il fiato e raggelano il sangue. Alex Zanardi è stato nuovamente trasferito in una terapia intensiva, quella del San Raffaele. «In data odierna, a fronte di intercorsa instabilità delle condizioni cliniche del paziente Alex Zanardi, dopo opportune consultazioni con il Dr. Franco Molteni, Responsabile del Dipartimento di Riabilitazione Specialistica Villa Beretta, struttura afferente all'Ospedale Valduce, dove il paziente era degente dal 21 luglio, e gli specialisti di riferimento, è stato disposto il trasferimento dello stesso, con adeguati mezzi e adeguata assistenza, presso il reparto di Terapia Intensiva dell'Ospedale San Raffaele di Milano».
Poche righe di un comunicato a firma Claudio Zanon, direttore sanitario dell'Ospedale Valduce, nel quale si precisa che «non verranno rilasciate ulteriori informazioni sul caso».
È bene ricordare che Alex Zanardi, coinvolto in un incidente stradale in handbike il 19 giugno scorso, inizialmente ricoverato e operato al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, si trovava dal 21 luglio a Villa Beretta che fa capo all'ospedale Valduce di Como. Da ieri è in terapia intensiva del San Raffaele.
«Sono semplicemente in pena, anche perché si sa poco e nel rispetto della famiglia cerchiamo tutti di stare vicino ad Alex senza disturbare ci dice Mario Valentini, ct della nazionale di paraciclismo, amico da anni di Alex - Cosa posso dire? Niente. Prego, non mi resta altro da fare. Pregare e sperare. Ero così contento quando Daniela, sua moglie, mi aveva detto che Alex sarebbe stato trasferito in una struttura specializzata per la riabilitazione. Sapevo e sappiamo tutti che non sarebbe stata una passeggiata, ma era un segnale buono o almeno noi tutti l'avevamo considerato tale. Questa, invece, è una doccia gelida».
Tutti insieme ad Alex Zanardi. Tutti, nessuno escluso. Perché Alex è uomo e atleta meraviglioso. «Se ce lo fatta io, ce la puoi fare anche tu», era solito dire. Quanti si sono rimessi in gioco dopo gravi incidenti, seguendo il suo esempio. Seguendolo e mettendosi a ruota.
Un uomo semplice ma mai banale, che ha saputo trasformarsi in simbolo con il proprio esempio, con il proprio impegno.«Non volevo dimostrare niente a nessuno ebbe modo di dire -, la sfida era solo con me stesso, ma se il mio esempio è servito a dare fiducia a qualcun altro, allora tanto meglio».
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