Le chiamano «proteste pacifiche» ma di pacifico, le manifestazioni che sempre più spesso attraversano le città italiane, hanno ben poco. Torino, con la sua tradizione strettamente legata a centri sociali e collettivi rossi, per due giorni è stata ostaggio degli antagonisti. Prima hanno occupato la Mole antonelliana, proiettando nella serata di giovedì la scritta «from the river to the sea», che significa distruzione d'Israele. Poi hanno sfilato assieme agli studenti venerdì mattina, scandendo cori che ricordano da vicino, forse troppo, quelli degli anni di Piombo.
Nel loro mirino l'assessore alle Politiche sociali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone: «Marrone, fascista, sei il primo della lista». L'esponente di FdI non è stato solo al centro di uno dei cori tipici della strategia del terrore degli anni Settanta, perché un suo manifesto elettorale è stato prima strappato via e poi dato alle fiamme dagli stessi «bravi ragazzi», che hanno anche bruciato una bandiera di Israele durante il medesimo corteo, imbrattando di vernice un manifesto con Meloni e Netanyahu. Se questa è la definizione di «manifestazione pacifica», è evidente che esista un problema.
L'assessore, nonostante tutto, non fa passi indietro: «Non ci faremo intimidire mai. Avanti senza paura». Per lui molti messaggi di solidarietà, tra i quali quelli di Augusta Montaruli, deputato di FdI, che chiede anche che «la sinistra prenda le distanze da questa aggressione intollerabile» e di un altro esponente del parlamento in forza FdI, Sara Kelany, che ha ricordato come queste manifestazioni siano arrivate dopo l'invito all'università di Torino dell'ex terrorista Leila Khaled. «Avevamo segnalato il rischio di tracimazione di odio» ha sottolineato l'onorevole Kelany.
Nei calderoni degli antagonisti ci finisce ogni tema che dal loro punto di vista può diventare un elemento di contrasto. Provocano, scandiscono slogan legati agli anni bui del terrorismo, appiccano roghi e bruciano le foto degli esponenti dei partiti di governo. Cercano di sfondare i cordoni di polizia e poi si lamentano quando subiscono le cariche di alleggerimento da parte delle forze dell'ordine, costrette all'intervento per evitare le guerriglie urbane.
L'elemento che si sta delineando nello nostro Paese è una costante ricerca di visibilità di questi movimenti. L'occupazione e la proiezione pro-Palestina sulla Mole antonelliana di Torino, infatti, fanno il paio con il blitz riuscito a un gruppo di attivisti sulla torre di Pisa, dove è stata issata una enorme bandiera palestinese. Prima che la sicurezza riuscisse a raggiungerli sono passati alcuni minuti, durante i quali la bandiera ha sventolato su uno dei simboli italiani.
Queste immagini, insieme a quelle dei giovani in piazza con le kefieh, che scandiscono slogan contro Israele e bruciano le bandiere dello Stato ebraico, diventano materiale di propaganda per i movimenti estremisti islamici. E il significato è solo uno: «L'Italia è conquistata».
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