Offensiva Lega: "No ad armi e green"

Mozioni in tutte le assemblee elettive per fermare il Rearm e rivedere i vincoli Ue

Offensiva Lega: "No ad armi e green"
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Superato il congresso federale e blindata la segreteria di Matteo Salvini (foto) la Lega dà il via alla campagna di primavera presentando una mozione «in tutti gli organismi politici in cui è presente» su una revisione del patto di stabilità, delle regole del Green Deal e per dire no al Rearm Europe.

Così, dagli enti locali al parlamento nazionale fino all'Eurocamera, il partito chiede di «rivedere» alcuni provvedimenti dell'Ue aggiungendo che «a Roma servirà da spunto di riflessione con gli alleati per arrivare a una sintesi comune all'insegna del buonsenso e della critica costruttiva alla burocrazia europea». Il testo impegna «a sostenere ogni iniziativa del Governo e degli enti locali perché intervengano con urgenza presso le istituzioni dell'Unione Europea per avviare una negoziazione volta a ridefinire gli obblighi e le limitazioni imposti dal Green Deal proponendo obiettivi più realistici e sostenibili per l'Italia, in grado di contemperare la tutela ambientale con la salvaguardia del tessuto produttivo nazionale». In particolare, a finire nel mirino della Lega, sono una serie di regolamenti e direttive europee a cominciare dalla messa al bando dei motori euro 5, dal divieto ai motori endotermici, passando per gli adempimenti connessi alla «casa green», l'obbligo del bilancio di sostenibilità stabilito, fino agli obblighi di due diligence connessi al rispetto dei criteri Esg, tutti «obblighi che costituiscono un vero e proprio dazio implicito alle nostre imprese». Ma è soprattutto un punto che può segnare una differenza con gli alleati di governo ed è la richiesta «a rappresentare, in ogni sede opportuna, nazionale e dell'Ue, la propria ferma opposizione all'attuazione del PianoReArm Europe/Readiness 2030, chiedendo che le risorse previste siano invece indirizzate verso altre priorità di interesse pubblico; a riferire periodicamente al Parlamento e alla Conferenza Stato-Regioni sugli sviluppi delle suddette negoziazioni e sulle azioni intraprese per tutelare gli interessi dell'Italia in ambito europeo». La ferma opposizione al piano di riarmo si lega un'altra proposta che è la «revisione del Patto di stabilità e crescita, al fine di introdurre maggiore flessibilità nei parametri di bilancio, consentendo investimenti pubblici strategici, sgravi fiscali e politiche di crescita economica». In particolare, secondo il carroccio, tale revisione: «Consentirebbero anche di aumentare gli acquisti dagli Stati Uniti rafforzando la nostra posizione negoziale nei loro confronti per ridiscutere le politiche commerciali come dazi e tariffe, considerando l'obiettivo prioritario di orientare le politiche di bilancio alla rapida riduzione degli squilibri macroeconomici interni ed esterni all'Unione economica e monetaria». Si tratta di un'iniziativa che nasce dalla volontà di rivedere il modello che fino ad oggi ha governato l'Ue come spiega al Giornale il capo delegazione della Lega al Parlamento europeo Paolo Borchia: «Un modello è arrivato al capolinea.

Ora servono lucidità e autocritica per rendersi conto di tutti i problemi per imprese e competitività che sono arrivati da Bruxelles negli ultimi anni. Col green deal e il piano sul riarmo si è dato spazio a una spesa pubblica tossica, i cui effetti sono stati esacerbati dall'austerità del patto di stabilità».

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