Oggi Meloni parla in Senato. Mediazione nel centrodestra

Comunicazioni in vista del Consiglio Ue: "Difesa europea con la Nato e l'Occidente non si divida". Si lima la risoluzione degli equilibrismi

Oggi Meloni parla in Senato. Mediazione nel centrodestra
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Non si arriverà alla formula di maniera «udite le comunicazioni della presidente del Consiglio, le si approva», perché significherebbe mettere il timbro sulle tante divergenze di vedute che si registrano da settimane all'interno della coalizione di governo. Ma la risoluzione di maggioranza che verrà presentata oggi in Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì si terrà comunque ben lontano da tutti i temi più divisivi. Una soluzione inevitabilmente di compromesso dopo le tensioni degli ultimi giorni tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini.

Il testo della risoluzione - che a ieri sera era di dodici punti - farà sostanzialmente riferimento all'ordine del giorno del Consiglio Ue, in cui figurano sì la questione Ucraina e le prossime misure in materia di difesa, ma anche dossier politicamente meno critici per la maggioranza come il quadro finanziario pluriennale, l'immigrazione, il Medio Oriente e il multilateralismo. Nel suo intervento Meloni ribadirà i concetti ripetuti nelle ultime settimane, sottolineando nuovamente la necessità di rafforzare la sicurezza europea insieme alla Nato. Un passaggio che sarà presente anche nella risoluzione, perché tiene insieme la necessità di non sganciarsi dal piano ReArm Europe (ma non ci sarà alcun riferimento esplicito al progetto presentato da Ursula von der Leyen) con il tentativo di continuare a muoversi d'intesa con gli Stati Uniti (con un richiamo alla capacità operativa dell'Alleanza atlantica). Perché, ripeterà oggi la premier nel suo intervento in Senato, va evitato ogni rischio di una divisione dell'Occidente. Anzi, mai come ora deve restare unito, tanto sull'Ucraina quanto sui dazi.

Insomma, un delicato gioco di equilibri che ha l'obiettivo di tenere insieme posizioni che, almeno a parole, sembrerebbero inconciliabili. Se la scorsa settimana al Parlamento europeo Fdi e Forza Italia hanno votato a favore del ReArm Europe, la Lega si è infatti espressa contro. E ancora ieri Salvini ribadiva il suo «no, grazie» a chi a Bruxelles «pensa di usare soldi dei contribuenti italiani per finanziare carri armati stranieri». Distanze che non emergeranno né oggi al Senato, né domani alla Camera. Anzi, anche sull'auspicio di una rapida conclusione del conflitto in Ucraina si è scelta una formula ecumenica che invita a «lavorare con l'Unione Europea, con gli Stati Uniti e con i tradizionali alleati per arrivare ad una pace basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale, assieme all'Ucraina ed ai partner internazionali». Con un richiamo esplicito alla Ukraine recovery conference che l'Italia ospiterà a Roma il 10 e 11 luglio.

Alla fine, dunque, la maggioranza si presenterà in Parlamento per le dichiarazioni della premier in vista del Consiglio Ue con una mozione unitaria. «Se ne facciano una ragione, le divisioni - dice Tajani a margine del Consiglio Affari esteri a Bruxelles - sono all'interno del Pd, non dentro la maggioranza». Sulla stessa linea Giovanni Donzelli. «In Europa abbiamo posizioni non collimanti perché apparteniamo a famiglie europee diverse, ma - spiega il responsabile organizzazione di Fdi - sulla politica estera la maggioranza è sempre stata compatta». Concetto su cui insiste anche Maurizio Lupi. «Come è sempre stato in questi due anni e mezzo, il centrodestra si dimostrerà compatto, trovando la sintesi migliore e votando un'unica risoluzione sulla politica estera del governo», spiega il leader di Noi Moderati. E pure dalla Lega, nonostante le distanze, filtra ottimismo.

«Stiamo trovando la sintesi», dice il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo. «Daremo un atto di indirizzo» che preveda «un investimento per la sicurezza, più il rafforzamento sotto il pilastro della Nato», ma «senza fare debito» e «senza intaccare le spese per i cittadini».

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