Oggi Renzi completa il golpe Ormai la Rai è tutta roba sua

Stamane il via libera del Cda alle nuove nomine: via dal Tg3 la "scomoda" Berlinguer. Ira della fronda Pd

Oggi Renzi completa il golpe Ormai la Rai è tutta roba sua

È bufera sulle nomine dei nuovi direttori Rai. L'accusa più morbida è quella che condanna il varo di un vero e proprio monocolore renziano, la creazione di una «Tele Rignano» a immagine e somiglianza del premier, quella più dura è quella che evoca una informazione modello Turchia post-golpe. Fatto sta che le proteste piovono un po' da tutte le latitudini politiche e approdano sia in una accesa riunione serale della Commissione di Vigilanza Rai sia nel consiglio di amministrazione di Viale Mazzini.

Il clima infuocato e la raffica di commenti indignati non sembrano comunque poter scalfire la mappa dei nuovi direttori dei Tg. I giochi sembrano ormai fatti. L'ultimo passaggio formale avverrà questa mattina nel Cda e poi si procederà alle sostituzioni previste: resta Mario Orfeo al Tg1, Luca Mazzà sostituisce Bianca Berlinguer (la nomina che accende le proteste più accese alla luce del profilo poco «renziano» della direttrice), Ida Colucci andrà al posto di Marcello Masi, Andrea Montanari al Gr e Nicoletta Manzione a Rai Parlamento. Questa mattina durante il Cda non si voterà su un pacchetto unico: verranno messe in votazione le singole nomine. È molto probabile che alcuni consiglieri su alcuni nomi sceglieranno l'astensione o il voto contrario. Difficilmente però - con un cda composto da 4 membri di maggioranza e 3 di opposizione - si potrà arrivare a una maggioranza dei due terzi, come previsto dalla nuova legge approvata anch'essa dalla maggioranza renziana. Un meccanismo che di fatto blinda le scelte dell'amministratore delegato Antonio Campo Dall'Orto.

Di certo, oltre alla prevedibile indignazione di Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle, segnali arrivano anche dalla minoranza Pd dove si parla di «compartecipazione a vecchi vizi» e di «normalizzazione della Rai». E tra i «giovani turchi» del Pd si fa strada una preoccupazione: «Stiamo riuscendo nell'impresa di essere costretti a passare l'estate a spiegare ai nostri elettori che abbiamo epurato la Berlinguer», sottolineano nella componente dem. Parole forti che indirizzano i non renziani del partito verso un atto di censura nei confronti dell'ad Campo Dall'Orto per la decisione di formalizzare le nomine senza un confronto sul piano editoriale. L'orientamento è quello di presentare un documento di non approvazione e tentare di sbarrare la strada all'affondo. Se questo tentativo andasse in porto allora potrebbe aprirsi qualche spiraglio per un contrattacco da parte del cda che potrebbe convincere i vertici Rai a rimandare le nomine a gennaio, in modo da slegarle dal sospetto di essere finalizzate a una ulteriore stretta sull'informazione in vista della battaglia referendaria, fondamentale per il futuro di Renzi.

Di spina in spina e di polemica in polemica, per la Rai c'è anche da fare i conti con gli strascichi della grande infornata di nomine di esterni Rai.

I vertici di Viale Mazzini sono alle prese con un atto formale dell'autorità nazionale Anticorruzione che ha convocato il presidente Rai, Monica Maggioni e l'ad Antonio Campo Dall'Orto per ascoltarli nell'ambito dell'istruttoria «volta ad accertare la sussistenza di presunte irregolarità nell'assunzione di 21 dirigenti esterni, ovvero se siano avvenute in contrasto con quanto previsto dal Piano triennale di prevenzione della corruzione e dallo Statuto della Rai». Una procedura di indagine che si concluderà entro settembre con la risposta all'esposto presentato dall'Usigrai.

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