«Oltre 50 scosse, perché nessuno ci ha avvisati?»

L'ira degli sfollati che non hanno ricevuto l'allarme. Una terra dove l'abusivismo impera

Catania «Perché non ci hanno avvertiti?». A Fleri, la frazione di Zafferana Etnea distrutta dal terremoto, adesso monta la rabbia di chi ha perso tutto. «Nel giorno di Natale - dicono gli sfollati - ci sono state oltre 50 scosse, ma non è arrivata nessuna allerta». Prevenzione è la parola che corre sulle bocche di tutti oggi, dopo lo sciame sismico che ha colpito il territorio di Catania con massima magnitudo di 4.8. Ma come da copione, si registra un terremoto in una zona della Sicilia particolarmente esposta, vista la vicinanza dell'Etna, vulcano particolarmente attivo, e parecchie case vengono giù. Ed è andata bene, visto che si sono registrati solo feriti lievi e parecchi danni alle cose. Eppure, paradossalmente, Catania non è classificata come una zona a rischio sismico altissimo. Lo evidenzia il segretario generale territoriale della Ugl etnea, Giovanni Musumeci, che ricorda come il «livello relativo alla classificazione del rischio sismico rimane scandalosamente inchiodato al secondo, malgrado ci siano centinaia di migliaia di persone che vivono in quest'area ad alta densità urbanistica, stretti tra diverse faglie e la presenza del vulcano attivo più alto d'Europa. E basterebbe solo questo dice - per dichiarare lo stato massimo di pericolo. I proclami e la solidarietà che arriva non bastano a nulla se poi, oltre ai risarcimenti, non si fa nulla per la prevenzione». Prevenire vuole dire in primis investire per scongiurare danni quando si registrano calamità naturali, e contemporaneamente vuole dire eliminare ciò che per legge non deve esistere, ovvero tutti quegli edifici abusivi che sono stati costruiti in barba alle normative vigenti e continuano a sussistere malgrado ordini di abbattimento. Parliamo di case edificate alle pendici di zone montagnose o a rischio frana, di quelle erette a meno di 150 metri dagli alvei dei torrenti.

Basti solo pensare che non mancano esempi di strutture pubbliche non antisismiche, che accolgono giornalmente tanti cittadini per fruire dei servizi erogati. In Sicilia ci sono 26.650 casi di abusivismo non sanabile, il più alto dato d'Italia dopo la Calabria. Ci sono, inoltre, 736mila pratiche di richiesta di sanatoria, distribuite nei 390 comuni dell'isola ferme ad aspettare. Per fare fronte a tutto ciò e munire di strumenti adeguati i sindaci, c'è un ddl della Regione. Come ha spiegato il presidente Nello Musumeci in più occasioni, il ddl prevede che «al fine di garantire la pubblica e privata incolumità, il sindaco dispone, nel rispetto della vigente normativa in materia, l'immediato sgombero di tutti gli immobili abusivi: nella aree a pericolosità elevata e molto elevata, individuate dal Piano per l'assetto idrogeologico, nelle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità assoluta».

Il governatore alla riunione della Protezione civile rincara la dose: «La Sicilia è la regione più esposta d'Italia e nel contempo quella meno attrezzata dal punto di vista infrastrutturale. L'80% delle nostre scuole non è a norma, così come molti degli edifici strategici». VRaf

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