Omar, bestia di Orlando che picchiava la moglie e studiava da jihadista

Il killer vicino all'Isis soltanto nell'ultimo periodo. Obama: orrore cresciuto negli Usa

N el giorno dopo la strage Orlando piange i suoi morti, mentre si continua a scavare nella vita del killer Omar Mateen, quel giovane di origini afghane nato a New York e trasferitosi in Florida che nella notte tra sabato e domenica ha ammazzato 49 persone e ne ha ferite 53, prima di rimanere ucciso a sua volta. E il numero delle vittime potrebbe aumentare ancora: come spiega il personale sanitario cinque persone stanno lottando per la vita, e nelle ultime ore sono stati effettuati almeno sei complicati interventi chirurgici.

Nella città della Florida è scattata una vera gara di solidarietà, con oltre un milione di dollari raccolti su internet in sole 12 ore per le famiglie delle vittime, e una fila interminabile di persone pronte a donare il sangue per i feriti. Anche se la comunità gay è insorta contro il bando alle donazioni di sangue da parte di omosessuali se attivi sessualmente nell'ultimo anno.

Nel frattempo, emergono nuovi dettagli sul killer. Come ha spiegato il presidente Barack Obama non c'è alcuna prova chiara che sia stato guidato da estremisti o che abbia fatto parte di un complotto più ampio. Obama ha definito la strage di Orlando un esempio di «homegrown extremism», estremismo cresciuto entro i confini nazionali, qualcosa di simile a quanto visto a San Bernardino. «Sembra che abbia annunciato fedeltà all'Isis all'ultimo minuto», ha aggiunto. Il capo dell'Fbi James Comey, da parte sua, ha affermato che ci sono «forti indicazioni di radicalizzazione» del killer. I poliziotti impegnati la notte della strage dicono che il giovane, con cui gli agenti avrebbero avuto tre incontri per cercare di convincerlo ad arrendersi, «era calmo e freddo».

E a tracciare un nuovo e più dettagliato ritratto di Omar sono un ex collega di lavoro e l'ex moglie. «Era costantemente arrabbiato, aveva dei problemi», lo ha descritto Daniel Gilroy, sottolineando che parlava sempre di uccidere delle persone e usava spesso espressioni razziste. L'uomo, 44 anni, aveva fatto presente alla società per cui hanno lavorato insieme circa un anno come agenti di sicurezza il comportamento di Mateen, e ora ha il rimorso di non aver insistito: «Mi sento in colpa, se lo avessi fatto forse 49 persone sarebbero ancora vive». È uscita allo scoperto anche l'ex moglie del killer, Sitora Yusufiy, che oggi vive in Canada, raccontando come Omar fosse un violento che abusava di lei mentre dormiva. La donna ha spiegato che durante il loro matrimonio, durato solo quattro mesi, lui la picchiava e le confiscava la busta paga. Dopo che la sua famiglia è andata a prenderla, non ha mai più avuto contatti con lui.

Secondo la Cnn, Mateen ha frequentato la moschea dove si recava occasionalmente a pregare Moner Mohammad Abusalha, un cittadino Usa originario della Florida che si è fatto esplodere in Siria, ma non è chiaro se i due si conoscessero. E il killer del «Pulse» si sarebbe anche recato due volte in Arabia Saudita nel 2011 e nel 2012. Solo nel 2013 però Omar è stato per la prima volta segnalato all'Fbi dopo la denuncia di alcuni colleghi di lavoro.

A Orlando, intanto, si ricordano le vittime: «È un altro 11 settembre - ha detto John, 30 anni -.

A New York sono morte più persone, ma era un attacco organizzato». Poi, riferendosi all'elevato numero delle persone uccise, il maggiore in una sparatoria per gli Stati Uniti, ha aggiunto: «Abbiamo fatto la storia, ma non in senso positivo».

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