Ong ribelli, assist dell'Europa: porti chiusi a chi non firma

Msf e chi rifiuta i 13 punti non avrà accesso agli Sos della Guardia Costiera. E quindi non potrà salvare migranti

Ong ribelli, assist dell'Europa: porti chiusi a chi non firma

Per una volta l'Europa ci dà ragione. E mette fuori gioco Medici Senza Frontiere (Msf) e le altre Ong (Organizzazioni non governative) convinte di poter continuare le operazioni di salvataggio senza sottoscrivere il codice di comportamento, messo a punto dall'Italia. Grazie a quel codice - come sottolineano fonti autorevoli del Viminale interpellate da Il Giornale - il divieto di trasbordo dei migranti e il divieto di accesso ai porti italiani diventano a questo punto «due opzioni possibili» anche se la «seconda va coordinata con le leggi del mare». Un avallo altrettanto autorevole a questa interpretazione arriva direttamente dalla Commissione europea. Secondo l'esecutivo europeo le 13 regole definite dal nostro ministero dell'Interno rappresentano la condizione indispensabile per garantirsi la collaborazione delle autorità italiane e ottenere il pieno accesso ai porti italiani o, in alternativa, il permesso di trasbordare i migranti su navi più grandi. Una sottolineatura non da poco visto che le navi utilizzate solitamente per le operazioni di trasbordo sono quelle gestite da Triton e da Sophia, ovvero due missioni a guida europea.

Essenziali per comprendere la portata non scontata - e certamente non consueta - dell'avallo europeo sono le parole di Natasha Bertaud, portavoce della Commissione. Per la portavoce il codice italiano di condotta «rende più chiare a tutti gli attori le pratiche di lavoro» e garantisce «alle navi delle Ong che se aderiscono ad alcuni principi e standard operativi - in linea con la legge internazionale - avranno l'assicurazione di poter accedere ai porti italiani». Invece «le Ong che non firmano non beneficeranno delle assicurazioni offerte dalle autorità italiane» anche se «la legge internazionale continua ad applicarsi in tutte le circostanze».

La posizione europea, pur rispettando le leggi del mare, (ovvero l'obbligo di garantire a un nave carica di naufraghi l'accesso al porto più sicuro) liquida l'ambigua presunzione di un'organizzazione come Msf convinta, secondo quanto sostenuto ieri dal direttore generale Gabriele Eminente, di poter «comunque a lavorare nel Mediterraneo» pur non avendo firmato il documento. Per comprendere le difficoltà che incontreranno Msf e le altre Ong oltranziste basta partire dal meccanismo legale del soccorso. Fino a oggi la centrale di soccorso per il quadrante libico gestito dalla Guardia Costiera smistava gli Sos e il compito di recuperare i naufraghi a tutte le organizzazioni presenti sul posto. Funzionava insomma alla stregua di una paradossale e anomala centrale di radio-taxi. Una centrale priva di regole in cui non veniva richiesto ai presunti «soci» il rispetto di alcuna norma minima di condotta.

Con l'introduzione delle 13 regole del Viminale la situazione cambia radicalmente. Da oggi in poi la Guardia Costiera può distribuire il lavoro esclusivamente ai «soci» firmatari dell'accordo di base. Le Ong che raccoglieranno naufraghi senza aver ricevuto l'incarico e le segnalazioni del centro di coordinamento dovranno inevitabilmente spiegare come siano riuscite a trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Se non sapranno farlo finiranno con l'esser sospettate di rapporti perlomeno ambigui con i trafficanti di uomini. In questa condizione di potenziale sospetto l'accesso ai porti italiani diventerà estremamente più complesso e laborioso mentre il trasbordo sulle navi delle operazioni Sophia o Triton sarà inevitabilmente off limits.

Nel dare il suo pieno sostegno all'Italia l'Europa santifica le regole definite dal Viminale e fa piazza pulita di tutte le eccezioni di principio sollevate dalle organizzazioni umanitarie.

Come sottolinea la Bertaud tutti i ministri degli interni dell'Ue hanno, infatti, seguito passo dopo passo, a partire dalla riunione di Tallin di un mese fa, l'elaborazione del codice di condotta sottoscrivendo in pieno l'operato dell'Italia. Il codice - ha detto ieri - «un contributo in più per una migliore gestione dell'immigrazione nel Mediterraneo centrale».

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