Non c'è alternativa all'abbattimento dei piloni. La relazione della Commissione ispettiva del Mit, nominata dopo il crollo del ponte Morandi, non lascia dubbi su quale sia la mossa necessaria per ricominciare. La prima parte a cadere sarà quella di Levante, che è stata costruita proprio sopra le abitazioni evacuate, come si vede bene dalle foto che hanno fatto il giro del mondo. Non sarà l'unica.
«Di quel ponte non resterà su neanche un guardrail, a Levante e a Ponente. Verrà completamente smantellato nel più breve tempo possibile», ha spiegato ieri sera il presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, che ha parlato dei lavori di bonifica necessari, ai quali seguirà la ricostruzione ex novo. «Una brutta carcassa e un brutto simbolo» lo ha poi definito Toti.
Il degrado che regna sotto, tra le macerie, nel quartiere Certosa da cui sono fuggiti gli sfollati, è un'altra spinta ad accelerare i tempi per la messa in sicurezza a Genova. Il pilone numero 10, nome tecnico della parte di ponte che guarda a Est, registra una fragilità impressionante: «corrosione di grado più elevato, 4 su una scala di 5, rispetto a quello che era stato riscontrato nella pila numero 9 crollata, che risultava di livello 3». A parlare è ancora la relazione della Commissione ministeriale ispettiva del Mit incaricata delle verifiche statiche sui due tronconi del viadotto rimaste in piedi.
Il documento del team del Mit, guidato dall'architetto Roberto Ferrazza, è arrivato nella notte tra martedì e mercoledì sulle scrivanie della struttura commissariale che gestisce l'emergenza, con a capo Toti, che ha fatto a sua volta partire un sollecito immediato nei confronti di Autostrade. «Stanti le rilevate condizioni di pericolo - ha scritto la Regione in una lettera - si resta in attesa di conoscere le attività che Società Autostrade per l'Italia, in quanto soggetto gestore dell'infrastruttura autostradale A10, intende immediatamente porre in essere, nel rigoroso rispetto delle azioni richieste dall'autorità giudiziaria, per la messa in sicurezza o la demolizione dei tronconi del viadotto non collassati ed instabili».
Il sollecito di Toti ha portato a risultati immediati. «Come commissario avremmo potuto intimare - aveva detto il governatore - lo faremo se tutto questo entro domani non avrà riscontri formali. Da contatti informali con società Autostrade sappiamo però che stanno rispondendo mettendosi a disposizione per fare tutto quanto serve e domani (oggi per chi legge, ndr) verranno ad illustrarci le modalità tecniche per mettere in sicurezza il manufatto e poi abbatterlo». E la conferma in serata è arrivata: la riunione, oggi, ci sarà.
La relazione del Mit è stata anche l'oggetto di una riunione in prefettura del Centro coordinamento soccorsi, alla quale hanno preso parte le autorità di Genova e i tecnici del ministero dei Trasporti. «Ci siamo riuniti per verificare eventuali attività in via precauzionale - ha precisato il prefetto di Genova, Fiamma Spena -. Abbiamo parlato con il Comune della perimetrazione della zona rossa ma al momento non emergono esigenze di ampliamento». Nel frattempo, fino alla fine delle verifiche, nessuno può rientrare nelle case a recuperare oggetti e beni.
Sul fronte dell'inchiesta, la Guardia di Finanza, con un blitz negli uffici di Autostrade a Genova,
Roma e Firenze, ha sequestrato documenti tecnici, amministrativi e contabili sui controlli periodici e i lavori al viadotto, sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie ma anche su contratti, piani di sicurezza e collaudi.
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