Ora il grido d'allarme viene dalle cooperative: "Sono a rischio oltre 130mila posti di lavoro"

Chiesti 10 miliardi di ammortizzatori. Turismo, il fatturato a picco (-60%)

Ora il grido d'allarme viene dalle cooperative: "Sono a rischio oltre 130mila posti di lavoro"

#Milanononsiferma, lo slogan lanciato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, non basta e neppure le misure di sostegno finora approntate per affrontare l'emergenza coronavirus. L'economia reale fatta di piccoli imprenditori, cooperanti, commercianti, lavoratori in proprio e agricoltori lancia l'allarme: se continua così si chiude la serranda. E poi tutti a casa. Non solo nel turismo.

Ad alzare la voce ieri è stata l'Alleanza delle Cooperative Italiane, che rappresenta il 90% del mondo cooperativo tricolore con 1,15 milioni di occupati e 150 miliardi di euro di giro d'affari. «Sono almeno 130mila i lavoratori a rischio nell'immediato, mentre la coda lunga della crisi picchierà duro anche nei prossimi mesi con contraccolpi sui settori del welfare, dei trasporti, del turismo e dell'export.

Le misure di supporto alle imprese ipotizzate dal governo sono del tutto insufficienti e vanno potenziate al più presto» sostiene il coordinamento che riunisce al suo interno 12 milioni di soci attraverso Agci, Confcooperative e Legacoop e copre tutti i settori dell'economia italiana dalle banche, alla filiera agroalimentare, dal turismo alla cultura, dai trasporti ai servizi manutentivi fino all'edilizia. L'Alleanza delle Cooperative parla di «bilancio drammatico» per le imprese e lavoratori e calcola che occorrano «10 miliardi di ammortizzatori sociali, per tutte le imprese del territorio nazionale colpite e non solo per quelle della zona rossa».

L'associazione entra poi nel dettaglio di coloro che potrebbero perdere il posto a causa dell'emergenza sanitaria. Per le cooperative sociali e sanitarie «sono 65mila gli occupati interessati a causa della chiusura di asili nido e dell'impossibilità di assistere a domicilio anziani e persone affette da disabilità», nel facility management che comprende servizi di mensa e pulizie si parla di «26mila lavoratori», nel turismo e nella cultura infine il conto potrebbe toccare quota 21mila.

E il coordinamento cooperativo non è la sola associazione a dirsi preoccupata. Cna (Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa con oltre 621mila associati) parla di «turismo paralizzato» con un crollo stimato del 60% delle vendite nel primo semestre e ricadute sull'intera economia italiana. Le disdette fioccate in questi giorni di allarme stanno riducendo le previsioni di fatturato del settore a 10 miliardi dai 26,1 miliardi previsti per quanto riguarda il primo trimestre e a 12,2 miliardi dai 30 attesi per il periodo compreso tra aprile e giugno del 2020.

«In poco più di 48 ore da Paese sicuro siamo passati, senza una sola ragione valida o logica, ad essere focolaio europeo» ha rilevato invece Marina Lalli, vicepresidente di Federturismo Confindustria secondo cui «le imprese del turismo rischiano di chiudere o fallire in poche settimane senza un piano straordinario di

intervento governativo».

«Per superare l'emergenza e rilanciare il turismo sono necessarie sinergie tra tutti gli operatori del settore turistico» ha poi dichiarato Francesco Zorgno, presidente di CleanBnB e consigliere di ResCasa.

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