Non solo le pressioni per piazzare Marcello Viola come successore di Giuseppe Pignatone alla procura di Roma. Luca Palamara avrebbe intascanto nel 2016 ben 40mila euro per facilitare la nomina di Giancarlo Longo a procuratore capo di Gela. Nomina che in realtà non è mai andata in porto, ma che ora rischia di costar cara al procuratore, già nella bufera.
A dirlo è il decreto delle perquisizioni eseguite oggi in casa e nell'ufficio del magistrato. Secondo la procura di Perugia, infatti, Palamara "quale componente del Csm riceveva da Calafiore e Amara la somma pari ad euro 40 mila per compiere un atto contrario ai doveri d'ufficio, ovvero agevolare e favorire il medesimo Longo". Lo stesso Longo che fu poi arrestato nell'ambito di un'inchiesta per corruzione.
Per i pm, poi, l'imprenditore Fabrizio Centofanti "era una sorta di anello di congiunzione tra Luca Palamara e il duo Calafiore-Amara". E proprio Centofanti "ha agito come rappresentante di tale centro di potere che ha operato sistematicamente mediante atti corruttivi di esponenti dell'autorità giudiziaria". "Le utilità percepite nel corso degli anni da Palamara, dai suoi conoscenti e familiari ed erogate da Centofanti- si legge nel provvedimento - appaiono direttamente collegate alla sua funzione di consigliere dell'organo di autogoverno della magistratura.
Il numero di donativi e il valore degli stessi non è spiegabile sulla base di un mero rapporto di amicizia". Per la procura di Perugia, quindi, "occorre tener conto che l'autore di tali emolumenti è un soggetto in stretti rapporti illeciti con imputati rei confessi del delitto di corruzione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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