La specialità di casa Pd, come noto, sono le discussioni interne, che spesso sfociano in litigi veri e propri. Dunque non sorprende più di tanto l'ultima uscita di Dario Nardella. In un'intervista a Repubblica, il sindaco di Firenze commenta la situazione politica prendendo atto della "lealtà chiesta dal segretario Zingaretti alla maggioranza" dopo le polemiche intestine sulle misure della manovra. Ma non basta.
Al Pd, l'inquilino di Palazzo Vecchio chiede un cambio di passo. Soprattutto per reagire al crescente dinamismo di Matteo Renzi, di cui Nardella è stato un fedelissimo fino alla nascita di Italia Viva. Ora il sindaco fiorentino chiede al partito di "sfidare Renzi sui temi: la nostra ambizione deve essere un nuovo protagonismo, non la sopravvivenza". Per riprendere quota nei sondaggi, che danno i dem in discesa di circa quattro punti rispetto alle Europee di maggio, secondo Nardella serve "un congresso straordinario su temi e idee. Per rifondarci, ritrovare identità e Dna, rilanciarci". Partendo dalle idee? Macché, dal nome.
"Perché non ci chiamiamo Democratici?", la proposta di Nardella a Zingaretti, a cui il sindaco di Firenze chiede "più intraprendenza. Non possiamo perderci dietro al correntismo sterile e autoreferenziale, basta tattica". Se Italia Viva tira fuori le tasse, "noi rilanciamo su una vera riforma fiscale".
Ma è la proposta sul cambio di nome a scatenare il dibattito. Il primo a rispondere a Nardella è il governatore della Toscana, Enrico Rossi, che su Facebook scrive: "Non solo bisogna mantenere la parola partito, ma soprattutto un vero partito andrebbe costruito. Inoltre aggiungerei un riferimento al socialismo.
La mia proposta, se si dovrà scegliere un nuovo nome, è: Partito socialdemocratico, o qualcosa di simile, come ad esempio, Partito dei socialisti e democratici. D'altra parte così si chiamano in Europa tutti i socialisti, al cui gruppo e al cui partito aderiamo". Insomma, la discussione è aperta. Ed è solo l'inizio...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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