Regole ferree da seguire per evitare i contagi e garantire la massima sicurezza all'interno dei luoghi di culto. Da questa mattina migliaia di parrocchie in tutta Italia riaprono le porte ai fedeli per le celebrazioni delle messe, tra emozione, qualche mugugno e qualche parroco che non si dice ancora convinto di celebrare con i fedeli, per paura del virus. Il primo a chiedere rigore e ubbidienza alle regole è Papa Francesco che ieri mattina al termine del Regina Coeli trasmesso in streaming dalla biblioteca del Palazzo Apostolico in Vaticano ha ribadito il concetto espresso già qualche settimana fa: «In Italia si potrà celebrare la Santa Messa con il popolo», ha detto, «ma per favore, andiamo avanti con le norme, le prescrizioni che ci danno, per custodire così la salute di ognuno e del popolo».
La Conferenza Episcopale Italiana ha invitato i parroci e i fedeli a seguire con attenzione quanto previsto dal protocollo firmato a Palazzo Chigi e anche qualche giorno fa è arrivata un'ennesima precisazione: per le celebrazioni al chiuso potranno accedere al massimo 200 persone (se la capienza della struttura lo permette) mentre per quelle all'aperto si potrà arrivare fino a 1000 fedeli presenti, ovviamente rispettando la distanza di 1,5 metri tra una persona e l'altra. Confermate tutte le regole già previste dal protocollo: chi si reca in parrocchia per la messa dovrà indossare obbligatoriamente la mascherina, dovrà igienizzare le mani all'ingresso ed evitare assembramenti. Non potrà entrare chi ha una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi e chi nei giorni precedenti alla celebrazione è stato a contatto con pazienti positivi al Covid-19. I parroci delle 226 diocesi italiane, dal canto loro, sono pronti ad accogliere i fedeli: a Roma l'Esercito Italiano, d'accordo con il Vicariato, nei giorni scorsi ha sanificato 337 chiese per permettere di accogliere i credenti. Tecnici specializzati invece hanno disinfettato con soluzioni a base di cloro le basiliche papali, tra cui il tempio della cristianità, San Pietro, dove le numerose opere d'arte, le panche, i pavimenti, i marmi sono stati attentamente sanificati, in vista delle prossime celebrazioni alle quali potranno accedere i fedeli dopo un controllo al termo-scanner.
«Le mascherine, i contatti ridotti possono essere letti simbolicamente, come un invito a riscoprire la forza dello sguardo» - spiega il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI -. Se avete notato, durante la Messa delle 7, il Santo Padre non ha mai mancato di dire: Scambiatevi un segno della pace. Qualcuno gli ha detto che non ci si può scambiare il segno della pace, ma il Papa ha risposto che non ci si può scambiare la pace avvicinandosi e dandosi la mano, ma lo si può fare anche a distanza con un sorriso. E così, pur restando a debita distanza, cercheremo di scambiarci la pace». Qualche parroco si sta già adeguando con guanti, pinzette eucaristiche e mascherine dai colori liturgici, qualche altro invece chiede «prudenza»; come monsignor Angelo Riva, parroco di Carenno, in valle San Martino, nel lecchese: «Sarebbe meglio se i fedeli partecipassero alla messa da inizio estate». Il sacerdote che a causa del Covid-19 ha perso il padre e un amico sacerdote parla, in una lettera ai fedeli, di «imprudenza dei vescovi, la Fase 2 doveva partire più lentamente». Nonostante ciò, questa mattina sarà in chiesa per accogliere i fedeli; stessa cosa farà Papa Francesco che celebra messa in San Pietro per i 100 anni dalla morte di Giovanni Paolo II.
La sua sarà l'ultima messa mattutina trasmessa in streaming: il Pontefice ha chiesto che la messa a Santa Marta torni ad essere celebrata in forma privata, un modo per invogliare i fedeli a recarsi in parrocchia e ritrovare lo spirito di comunità.
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