Le ore più lunghe di Trump. Gli Usa temono altri scontri

Attesa per l'arresto del tycoon. Sicurezza rafforzata a Manhattan per scongiurare un'altra Capitol Hill

Le ore più lunghe di Trump. Gli Usa temono altri scontri

Gli occhi di tutta America sono puntati su Manhattan per il possibile arresto di Donald Trump, mentre non solo a New York, ma anche a Washington e nelle principali città viene rafforzata la sicurezza per scongiurare il pericolo di un nuovo sei gennaio. La tempistica non è chiara e un atto d'accusa potrebbe arrivare in qualsiasi momento, tuttavia secondo Fox News bisognerà aspettare sino alla prossima settimana per una eventuale incriminazione dell'ex presidente americano per i presunti pagamenti nel 2016 in cambio del silenzio della pornostar Stormy Daniels su una loro relazione. La rete tv cita una fonte delle forze dell'ordine, e aggiunge che oggi il gran giurì sentirà un altro testimone.

Pure una fonte vicina al team legale di Trump non pensa che un arresto o una prima apparizione possa avvenire prima della prossima settimana. Ad ogni modo, spiega il Wall Street Journal, l'eventuale incriminazione resterà secretata finché il tycoon non sarà formalmente fermato e accusato, a meno che non lo renda noto lui o il suo collegio difensivo. Un atto d'accusa contro Trump, che è già sceso in campo per la corsa alla Casa Bianca del 2024, sarebbe un momento senza precedenti nella storia americana, diventando il primo procedimento penale contro un ex presidente. Il timore è quello di proteste, anche violente, dei fan di The Donald, dopo il suo appello a manifestare e a riprendersi il Paese, e per questo fervono i preparativi per rafforzare la sicurezza, a partire da New York, dove sono state installate telecamere e transenne intorno al tribunale, ed è stata aumentata la presenza della polizia vicino alla Trump Tower sulla Fifth Avenue. Nel frattempo, gli alleati repubblicani dell'ex comandante in capo alla Camera hanno lanciato la loro controffensiva all'inchiesta della procura di Manhattan: i presidenti di tre commissioni guidate e controllate da esponenti del Grand Old Party hanno annunciato di voler chiedere la testimonianza del procuratore distrettuale Alvin Bragg, titolare dell'inchiesta, e documenti della sua indagine definendola «politicamente motivata». Una mossa difesa dallo speaker della Camera Kevin McCarthy, che tuttavia rischia di innescare un conflitto o quantomeno una interferenza istituzionale minando il principio della separazione dei poteri. «Non ci faremo intimidire dai tentativi di minare il processo giudiziario», ribatte un portavoce di Bragg. Lunedì, nel frattempo, l'avvocato Robert Costello, citato dalla difesa di Trump, ha testimoniato davanti al gran giurì per quasi tre ore, e ha accusato Michael Cohen, all'epoca avvocato tuttofare del tycoon, di aver deciso da solo di pagare Stormy Daniels per vedere se poteva risolvere la vicenda.

Precisando che Cohen è un «bugiardo seriale» e un testimone totalmente inaffidabile. Lui, invece, ha sostenuto di aver pagato la pornostar su ordine di Trump per comprarne il silenzio su rivelazioni che potevano compromettere la sua campagna presidenziale, e di essere poi stato rimborsato con fondi elettorali sotto la falsa dicitura «spese legali».

«Erano soldi personali ed è successo sette anni fa, c'è lo statuto di limitazione», afferma lo speaker McCarthy riferendosi alla norma che indica in cinque anni il termine di prescrizione per un'accusa relativa a documenti aziendali falsificati. Tale termine viene tuttavia sospeso quando l'indagato non è costantemente presente a New York, come avvenuto per l'ex presidente Usa.

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