Orsini contro la burocrazia di Bruxelles. "Stop all'ondata folle di nuove norme"

Il leader di Confindustria: "In cinque anni varate 13.500 leggi, negli Stati Uniti 3.000. Così l'Unione non sarà mai competitiva"

Orsini contro la burocrazia di Bruxelles. "Stop all'ondata folle di nuove norme"
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«In Europa abbiamo 21.000 persone assunte tra Commissione e Parlamento europeo, oltre a 11.000 collaboratori. In totale sono 32.000 dipendenti. Dico una cosa: fermatevi, smettete di scrivere norme, perché non è possibile continuare così». Chi sfiora la follia, secondo il presidente di Confindustria Emanuele Orsini (foto) che ieri ha assistito alla staffetta al vertiuce di Confindustria Lombarsia, è la burocrazia europea, un gigante che cresce in volume con il passare delle ore. «In 5 anni l'Unione europea ha scritto 13.500 nuove norme, gli Stati Uniti 3.000 - ha spiegato Orsini - Dovremmo stipendiare persone per cancellare le regole, non per farne di più e di nuove. Se vogliamo essere competitivi non possiamo pensare di aggiungere altre norme all'industria». Per quanto riguarda lo snellimento della burocrazia in Italia, ha proseguito Orsini, «abbiamo proposto al governo 80 misure a costo zero». «Alcune sono state approvate, altre sono in approvazione. Quando arriveremo al punto che su 80 ne abbiamo portate a casa 30, ne daremo altre 30. La via è quella di riuscire a rendere semplice il lavoro dell'industria in Italia». A riguardo è intervenuto anche il governatore lombardo, Attilio Fontana: «Sono convinto che l'autonomia che presto concretizzeremo darà il via alla semplificazione, come accaduto nel resto del mondo».

Fontana non ha apprezzato invece la distribuzione dei fondi di coesione a sostegno delle attività produttive a livello nazionale «perchè si rischierebbe di buttarli. Non ci sono le stesse esigenze in tutto il Paese, i fondi vanno distribuiti ai singoli territori che hanno la capacità di individuare le richieste precise». Sul Green deal: «Ho letto le dichiarazioni della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen che diceva di mettere al centro l'industria: mi sono detto che è positivo - ha osservato Orsini - Due ore dopo leggo che andiamo avanti sul Green Deal. Allora penso che sia necessario che la presidente ci dica cosa vuole, perché, se vogliamo andare avanti, a salvaguardare l'industria dobbiamo pensare che quel Green deal debba essere per forza cambiato».

Orsini ha poi aggiunto che non si pensa di fatto all'industria «se non si toccano certi capitoli come il prezzo e il costo europeo dell'energia, l'eliminazione della burocrazia o rimodulazioni degli Ets che fanno scappare i nostri imprenditori». Sulla politica dei dazi, «a noi non piace - è il parere di Orsini - speriamo nel dialogo tra Stati Uniti e Italia, visto che si può dialogare su due importanti capitoli, in tema di difesa perché stiamo esportando tantissimo verso gli Usa, e in tema di acquisto del gas». Ancora: «I dazi imposti da Trump naturalmente ci preoccupano perché siamo un Paese esportatore, 626 miliardi, ed è un buon risultato in confronto agli altri Paesi. Mi auguro che il Governo incentivi le imprese italiane che esportano verso gli Stati Uniti e speriamo che si possa mantenere vivo questo straordinario export».

Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio ha apprezzato l'appello di Confindustria: «La nostra manifattura rischia di soffocare sotto una valanga di vincoli provenienti dall'Europa, soprattutto nell'ambito del Green Deal. A Bruxelles devono capire che è arrivato il momento di fermarsi e di dare respiro alle imprese, mettendo un freno alla burocrazia e avviando piani concreti di sviluppo.

Non possiamo quindi che condividere gli appelli del presidente di Confindustria e del nuovo presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini, al quale rivolgo i migliori auguri di buon lavoro». Centinaio ha ricordato che la Lega è impegnata in «un importante lavoro di sburocratizzazione, per aiutare imprese e famiglie.

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