Che non ci sarà nessun intasamento dei reparti di terapia intensiva è chiaro a tutti. Seppur nel cuore della quarta ondata, non siamo più di fronte ai numeri di inizio pandemia. Non ci sarà nemmeno penuria di ossigeno nè pazienti che non potranno essere rianimati.
Tuttavia gli anestesisti dell'associazione Siaarti mettono in guardia da un nuovo problema: la convivenza tra Covid e sanità ordinaria. Molti posti letto (seppur vuoti) sono riservati ai positivi in gravi condizioni e le Regioni se li tengono cari per mantenere il numero dei ricoveri sotto certe percentuali e non sforare in zone arancioni o rosse. «Sappiamo che questa criticità genera ritardi preoccupanti - denuncia Antonino Giarratano, presidente Siaarti - ribaditi in particolare dal mondo della chirurgia. E poi c'è un altro fenomeno trascurato: la sanità per pazienti asintomatici non critici. Si tratta di centinaia di pazienti che vengono rilevati come positivi e che dovranno essere operati, trapiantati, ed assistiti nel postoperatorio intensivo. Occorre programmare oggi ciò che fra poche settimane - finita l'ultima ondata dell'emergenza pandemica - diventerà con ogni probabilità una nuova emergenza sanitaria».
«Ogni giorno - spiega Roberto Balagna, responsabile medicina critica dell'emergenza per Siaarti - siamo costretti a non operare pazienti che avrebbero necessità di interventi chirurgici di una certa importanza e necessità, ad esempio i pazienti oncologici. Mi riferisco ad una popolazione, sempre più numerosa, di pazienti vaccinati, spesso con tre dosi, asintomatici e che risultano positivi al tampone eseguito al momento del prericovero. Questa popolazione sta diventando sempre più numerosa sia nel contesto dell'emergenza urgenza che per quanto riguarda pazienti che necessitano di trapianti salvavita. La gestione clinico, logistico ed organizzativa dei percorsi sta diventando sempre più critica. Se non si troveranno presto soluzioni dinamiche, rivedendo le attuali procedure - conclude Balagna - presto l'intero sistema chirurgico sarà nel caos».
Il nodo asintomatici si fa sentire non solo all'intero degli ospedali ma anche fuori. E si fa sempre più necessaria una nuova gestione delle quarantene per chi è positivo ma sta bene. Si valuta una quarantena più breve per chi ha ricevuto tre dosi: «Anche se non ci si può esprimere in maniera scientifica sulla base di dati perché non esistono studi specifici - sostiene il virologo Marco Falcone, professore associato di Malattie infettive dell'università di Pisa - considerato che Omicron nel vaccinato con tripla dose dà un'infezione generalmente abbastanza banale che si risolve nel giro di pochi giorni, potrebbe anche essere presa in considerazione la quarantena breve». Ovviamente con qualche accortezza nelle frequentazioni poichè non avere sintomi non esclude la possibilità di contagiare gli altri. Fiducioso Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, che suggerisce di eliminare la quarantena e procedere con l'autogestione.
Di contro, il fondatore dell'istituto Mario negri Silvio Garattini è molto scettico sulla quarantena slim. «La prudenza non è mai troppa, starei molto attento: bisogna evitare di dare troppo l'idea che siamo alla fine del tunnel, c'è ancora molto da fare».
Ovviamente, nel momento in cui si avrà la certezza che Omicron abbia del tutto soppiantato Delta e che stia trasformando la pandemia in un'influenza, allora anche gli infettivologi scioglieranno del tutto le riserve. Ma la quarantena resta una questione scientifica prima che una decisione politica.
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