«Abbandonerò la speleologia per sempre, non entrerò mai più in una grotta». È una delle poche frasi che Ottavia Piana - bloccata nell'Abisso di Bueno Fonteno da sabato sera - ha detto al medico che l'ha soccorsa e che in quella grotta è rimasto accanto a lei per diverse ore. La luce in fondo al tunnel per lei è ancora lontana e l'uscita è prevista solo per domani sera. I soccorritori stanno risalendo l'Abisso con grande fatica aprendo per la barella un vero e proprio passaggio lungo chilometri a suon di martellate ed esplosivi, ma «le squadre in grotta si avvicendano con ritmo costante e non sono previste interruzioni a meno di imprevisti», riferisce in una nota il Soccorso Alpino e Speleologico.
Dopo oltre 50 ore sottoterra, sulla via di fuga dall'inferno non si è raggiunta nemmeno la boa di metà percorso. Tra svenimenti, microsonni e cambi frequenti di abiti (l'umidità bagna costantemente i vestiti), Ottavia resiste in condizioni stabili ma si mostra angosciata. «Dal punto di vista sanitario bene, anche se ha dei traumi che potrebbero aggravarsi - rivela Rino Bregani, medico del Soccorso Alpino e Speleologico -. È però molto silenziosa, mi è sembrata rassegnata, probabilmente è preoccupata per chi è intorno a lei nella grotta e anche perché sa cosa la aspetta all'uscita. Un percorso che ha già intrapreso un anno fa». Nell'estate del 2023 la speleologa rimase infatti intrappolata e ferita a 150 metri di profondità per due giorni in un punto vicino a quello attuale. Questa volta, sempre impegnata nella mappatura geomorfologica della zona nell'ambito del progetto Sebino, era in una spedizione con altri otto colleghi. E ora è più chiara anche la dinamica dell'incidente di quel pomeriggio di sabato: l'esperta bresciana stava risalendo una forra nella quale scorre un corso d'acqua. Qui, forse a causa di un chiodo che ha ceduto forse di un blocco di roccia friabile, ha perso l'appiglio ed è caduta all'indietro sulla roccia. È atterrata di schiena dopo essere caduta per circa sei metri e l'impatto le ha causato lesioni serie alle gambe ma anche al viso e al torace.
Nel mezzo del dramma, nelle ultime ore sui social sono piovuti insulti e commenti sessisti contro Piana, definita «irresponsabile» e «inadeguata» e con epiteti vergognosi. Attacchi gratuiti rispediti al mittente dagli addetti ai lavori. Come spiega Sergio Orsini, presidente della Società speleologica italiana: «Queste esplorazioni non sono solo un'impresa sportiva, ma rappresentano un contributo fondamentale alla mappatura del sottosuolo e all'analisi di risorse vitali come l'acqua che beviamo. Ottavia Piana è un'ottima speleologa e le ricerche che sta facendo con i suoi colleghi sono una fonte inesauribile di informazioni. Facciamo un sentito augurio per il successo di questa operazione». E anche il Paese reale è tutto vicino alla 32enne. Come dimostra Fonteno, paesino nella Bergamasca dove c'è un'intera comunità che si è mobilitata per contribuire anche in minima parte alle operazioni.
Per i tecnici è stato aperto l'intero centro sportivo, con spazi per installare i posti di comando avanzato: è da qui che si comunica - tramite un cavo lungo tre chilometri - con le viscere del Sebino. Nel frattempo nel borgo (500 abitanti a 600 metri di altezza) un ostello ha aperto le porte per garantire accoglienza alle squadre arrivate da ogni regione del Nord Italia. Una corsa contro il tempo sempre più corale.
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