Il Paese cola a picco. Ma Gualtieri gioca alla lotteria scontrini

Giù la spesa delle famiglie, pressione fiscale al 37%. Stop alle marchette nel dl Rilancio

Il Paese cola a picco. Ma Gualtieri gioca alla lotteria scontrini

A guardare gli indicatori macroeconomici sembrerebbe che l'Italia si sia affacciata pericolosamente sul baratro con il rischio di cadervi irrimediabilmente. Il commento dell'Istat ai dati del primo trimestre è scoraggiante. La pressione fiscale è stata pari al 37,1%, in crescita di 0,5 punti rispetto ai primi tre mesi del 2019. Il rapporto deficit/Pil è salito al 10,8% dal 7,1% di un anno fa per «la riduzione delle entrate e l'aumento delle uscite», che includono «le spese straordinarie per cassa integrazione e varie tipologie di indennità relative al mese di marzo», finalizzate ad affrontare l'emergenza. Nel primo trimestre, infine, del 2020 il reddito in termini reali delle famiglie, ovvero il potere d'acquisto, è calato dell'1,7% su fine 2019 e la spesa per consumi finali si è ridotta del 6,4% con una propensione al risparmio stimata al 12,5% (+4,6 punti percentuali sul quarto trimestre 2019).

A fronte di questo quadro desolante dell'Istat (che ha, tuttavia, evidenziato che senza le misure emergenziali dei dl Cura Italia, Imprese e Rilancio la situazione sarebbe sta peggiore), si è tuttavia dovuta registrare l'ennesima giornata all'insegna dell'inerzia sul fronte politico-parlamentare. Una giornata che si è aperta con le sinistre dichiarazioni del ministro dell'Economia; Roberto Gualtieri, ad Agorà. Il titolare del Tesoro ha confermato che l'anno prossimo partiranno alcune misure antievasione, volte a rafforzare i controlli, che erano state rinviate causa Covid. Dopo il lockdown ripartirà la lotteria degli scontrini, «probabilmente a gennaio», ha annunciato, aggiungendo che il governo vedrà se si potrà «anticiparla ulteriormente». Anche la seconda riforma fermata per il Covid, quella che premia i pagamenti effettuati in moneta elettronica (con annessa riduzione del tetto al contante) è destinata a partire all'inizio dell'anno prossimo. Una preoccupazione oltremodo superflua, quella del rafforzamento dei controlli fiscali, dinanzi a un Paese dove contribuenti e imprese stanno combattendo una dura lotta contro i postumi della crisi.

Eppure la stasi in commissione Bilancio alla Camera sul dl Rilancio è indicativa dell'impasse generalizzata del governo che, prima o poi, dovrà finire di finanziare le misure in defict (considerato che anche quello del prossimo dl che dovrebbe essere emanato a metà luglio sono impegnate). Da segnalare il blocco di alcuni emendamenti «marchetta» presentati dai relatori. La commissione Bilancio della Camera ha dichiarato inammissibili gli emendamenti sulla nuova governance di Simest (con maggiori poteri per la Farnesina), il nuovo regime delle esecuzioni delle case popolari indebitamente occupate, lo sblocco dei fondi per la Ryder Cup di golf e le misure finanziarie in favore di progetti promossi dalla Fondazione per la ricerca scientifica termale.

Intanto, nei lavori parlamentari emerge anche qualche nota positiva. Anche «l'esercizio di un'influenza notevole dell'acquirente sulla società la cui partecipazione è oggetto dell'acquisto» entra tra gli obblighi di notifica previsti dalle norme sul golden power. Un emendamento targato Forza Italia, riformulato dai relatori e messo a punto nei giorni in cui si profilano nuovi assetti proprietari per Borsa Italiana, mette in campo anche la Consob a tutela della spa che gestisce Piazza Affari. Se il london Stock Exchange (controllante di Borsa Italiana), che ha acquisito l'americana Refinitiv, intendesse «cedere, direttamente o indirettamente: una partecipazione nel capitale dovrà dare preventiva comunicazione alla Consob».

Per il resto, siamo ancora alle petizioni di principio.

L'ennesimo vertice di maggioranza sul dl Rilancio ha prodotto nuove proposte di modifica sul rinvio al 2021 degli acconti Irpef, un bonus affitti per le grandi imprese, misure di sostegno al settore automotive e al settore turismo. Per quest'ultimo, in particolare, si pensa a un taglio dei contributi e a un ristoro per gli operatori delle grandi città.

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