Il divario economico e produttivo tra Nord e Meridione d'Italia, a quasi due anni dall'emanazione dello stato di emergenza che coincide con l'avvento infausto della pandemia da Sars Cov 2, si manifesta ancora più marcato rispetto al 2019 inficiando in maniera evidente gli indici sulla qualità della vita. E mentre Milano conferma il primo piazzamento, già ottenuto lo scorso anno, in termini di reddito e ricchezza, rafforzando la posizione del settentrione con Monza e Brianza, ma anche grazie alle aree produttive del Nord Est, con Trieste in testa e a seguire Padova, Verona, Bolzano e Trento, altrettanto si ritrovano 11 province del Piemonte, a guida Torino. Nel centro della penisola spicca, in riferimento al Rapporto sulla qualità della vita in Italia 2021 (svolto da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni), solo Firenze. Il Sud fanalino di coda in fatto di benessere e redditività si guadagna invece un altro triste primato: come emerge dai dati diffusi dall'Inps, rispetto al secondo trimestre del 2020, il 2021 ha visto un incremento totale del numero di certificati di malattia più che raddoppiato ovvero pari al +108,4% per gli uomini, del +80,5% per le donne e addirittura di +107,4% per i lavoratori più giovani. Una valutazione riferita a fattori multipli che certo non possono non lasciare perplessi. Insomma il Sud è in prima fila tra le aree a maggior numero di percettori di reddito di cittadinanza e di reddito di emergenza, e supera di qualche lunghezza il centro nord anche in termini di giornate lavorative sospese per malattia: nel settore privato, il Nord ha una media di 10,7 giorni per beneficiario, il Centro 11,3, il Sud e le Isole 13,6 giorni. Mentre nel settore pubblico non ci sono grandi differenze considerando una media di 10,2 giorni a lavoratore. Ma tornando proprio alle assenze per giustificata malattia si può dedurre che il Meridione procede invece a passo di gambero. Inevitabile a questo punto che le assenze per malattia possano fare il paio con la disoccupazione e delineare un'architettura arida e deficitaria accompagnata anche nel recente dibattito sulla distribuzione dei percettori del reddito di cittadinanza tutt'altro che omogenea. I beneficiari di Rdc non sono distribuiti uniformemente sul territorio nazionale, ma sono soprattutto concentrati nelle regioni meridionali e nelle isole, dove si trova il 60 per cento dei nuclei beneficiari e il 65 per cento degli individui destinatari del beneficio. Tutte caratteristiche socioeconomiche locali e localizzate che a lungo andare potrebbero dare vita a una regressione lineare a livello locale: mentre nei comuni del Nord in media circa il 2% della popolazione risulta beneficiaria di Rdc, nei comuni del Meridione la percentuale è pari al 6%.
Al contempo si rileva, sempre tornando al Rapporto sulla qualità della vita, che le 25 province censite nel gruppo di coda sono quasi esclusivamente dislocate nel Sud. Una in rappresentanza dell'Italia centrale: Latina per il Lazio. Le restanti 24 province appartengono all'Italia meridionale e insulare.
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