Quanto fa trentaquattro per zero? Zero, inesorabilmente. Sta tutta in questa impietosa metafora aritmetica il senso dell'inutilità beffarda dell'annuncio del presidente-dittatore di Caracas Nicolas Maduro, che ieri ha annunciato che il salario minimo in Venezuela sarà presto (non è stato specificato quando) aumentato di 34 volte. La mossa fa parte di un piano di rilancio dell'economia, attualmente in condizioni catastrofiche nonostante il Paese sudamericano sia uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio. Si tratta del quinto aggiustamento di questo tipo dall'inizio del 2018.
Le riforme social-castriste volute prima dal presidente Hugo Chavez (morto nel 2013) e poi dal suo successore Maduro hanno ridotto il Venezuela alla miseria nera, anche se Maduro accusa regolarmente gli imprenditori privati di condurre una guerra economica contro il popolo venezuelano. L'inflazione sta per toccare il record stellare del milione per cento e con il salario minimo mensile non si riesce a comprare neppure un chilo di carne. Beni di prima necessità e medicinali sono sempre più difficili da reperire e i venezuelani fuggono all'estero a centinaia di migliaia.
Maduro ha annunciato che il salario sarà «indicizzato» al valore del petro, che è la criptovaluta venezuelana con cui il governo intende aggirare la carenza di liquidità e le sanzioni finanziarie degli Stati Uniti.
Ogni petro, secondo il presidente, vale circa 60 dollari, sulla base del prezzo del petrolio venezuelano al barile. Una nuova moneta - il bolìvar soberano - entrerà in circolazione domani e avrà cinque zeri meno di quella attuale, il bolìvar fuerte.
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